Un problema, quello del 5G sulle intercettazioni, evidenziato da circa due anni, dal documento de Kerchove. Il rapporto del politico belga, ex direttore della sezione Giustizia e affari interni presso il Segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea dal 1995 al 2007, lanciò l’allarme già nel 2019.
L’identificazione e la localizzazione dei dispositivi mobili potrebbe complicarsi a causa della crittografia che renderebbe impossibile la lettura dell’IMSI, acronimo di International Mobile Subscriber Identity), il codice univoco che permette a una rete mobile di identificare un utente per ogni chiamata, memorizzato sulla SIM e sconosciuto all’utente. In pratica, sono particolari dispositivi che consentono di intercettare i telefoni cellulari anche all’insaputa delle compagnie telefoniche e sono in grado di sfruttare le vulnerabilità proprie del 5G stile obsolescenza programmata.
A due anni di distanza il 5G resta un problema: polizia e servizi di intelligence avvertono che l’insieme di tecnologie di telefonia mobile e cellulare, i cui standard definiscono la quinta generazione della telefonia mobile con una significativa evoluzione rispetto alla tecnologia 4G/IMT-Advanced, rimane uno scoglio.
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Il 5G complica e in certi casi rende impossibile l’attuale tracciamento delle comunicazioni, intercettazioni e localizzazione, strumenti essenziali nella lotta contro criminali e terroristi.
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“Un strumento di comunicazione sul quale bisognerebbe avere maggiore sensibilità”. Federico Cafiero de Raho continua ad esprime preoccupazione per un problema che non è stato ancora risolto, né si sa come risolverlo. “E’ importante che sia controllato, che ci sia un maggiore accesso ai dati digitali in quanto oggi il crimine organizzato mafioso e terroristico utilizza il web come strumento di comunicazione. La Digos, la direzione centrale della Polizia di Prevenzione, la polizia postale che hanno lo specifico compito di controllare la Rete, esercitano un controllo amplissimo“.
Il procuratore nazionale antimafia va dritto al punto: “Il 5G rende ancora più difficili le intercettazioni – spiega De Raho, sempre in un’intervista a Sky TG 24 – e a meno che non si riesca ad arrivare a un accordo con i prestatori dei servizi si proietta una difficoltà investigativa insuperabile, a meno che non intervenga una norma a livello europeo per consentire la sicurezza dei paesi. Molto spesso vengono utilizzati canali di comunicazione criptati, così come avvenuto per alcune chat che riguardavano la Ndrangheta, Cosa Nostra, che hanno determinato la ricostruzione di traffici criminosi disseminati sull’intero globo“.
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