Un recente studio conferma il successo degli abbonamenti on demand ai tempi del Covid-19. Ecco quanto spendono in media gli utenti italiani.
La pandemia da Covid-19 ha contribuito ad incrementare la quota d’utilizzo delle piattaforme on demand. E’ quanto emerge dai dati condivisi dalla mobile bank N26, a conferma dei molteplici effetti generati dal coronavirus – e in particolar modo dalle restrizioni alla circolazione – sulla vita delle persone. L’indagine sviluppata dalla banca tedesca offre una chiara istantanea della situazione coincisa con marzo dello scorso anno, quando i provvedimenti di lockdown imposti dai governi su scala globale hanno indotto i consumatori a sperimentare nuove soluzioni per trascorrere il proprio tempo dentro le mura domestiche. Ed è proprio su questa base che si interseca il successo dei servizi di streaming on demand.
Lo studio approntato da N26 ha diverse chiavi di lettura: innanzitutto, conferma l’incremento degli abbonamenti alle piattaforme digitali durante il lockdown, malgrado la grave congiuntura economica causata dalle chiusure delle molteplici attività imprenditoriali; dall’altro lato, specifica maggiormente il target di utilizzo di tali piattaforme, con i giovani – in particolar modo gli under 30 – a far da parte del leone. Volgendo lo sguardo a livello europeo, ogni utente spende in media 39 euro al mese in abbonamenti ai servizi on demand: a far lievitare la soglia è soprattutto la fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni (il costo medio riesce infatti a toccare addirittura 48 euro al mese), mentre gli over 65 sono quelli che sborsano di meno (circa 20 euro al mese).
Il 24% degli utenti europei, inoltre, hanno attivi almeno 4 abbonamenti e in quest’ottica vale la pena segnalare la tipologia di contenuti preferiti dai consumatori: almeno la metà dei canoni periodici proviene dai servizi di intrattenimento (Netflix, Amazon Prime Video e via discorrendo), seguiti a ruota dalle piattaforme di streaming musicale (circa il 28%).
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La situazione dipinta finora non differisce troppo da quella valevole esclusivamente in Italia. Prendendo infatti a campione le risposte di 1.000 intervistati, il consuntivo della mobile bank N26 ricalca pressoché fedelmente il medesimo scenario: almeno un italiano su tre possiede un abbonamento ai servizi on demand e la spesa media ammonta a 37,04 euro al mese. Anche in questo caso vale l’effetto lockdown sull’imponente incremento della diffusione dei servizi di streaming sul nostro territorio.
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Secondo alcune considerazione della banca tedesca, sarebbero almeno due le ragioni che hanno contribuito a spingere il successo di tali piattaforme: la rapidità di accesso – potendo consultare contenuti su differenti dispositivi, come TV, smartphone e tablet – e la possibilità di recedere agevolmente dai contratti di abbonamento.
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