L’obsolescenza programmata o pianificata in economia industriale è una strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, oppure diventa semplicemente obsoleto agli occhi del consumatore in confronto a nuovi modelli che appaiono più moderni, sebbene siano poco o per nulla migliori dal punto di vista funzionale.
Questa problematica diventa sempre più diffusa, soprattutto per la mancanza di supporto informatico nei confronti di dispositivi e programmi ritenuti troppo arretrati per poterne godere, e proprio questo tipo di problema ha causato la perdita di alcuni materiali a dir poco preziosi relativi all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, di cui in questi giorni è ricorso il ventennale.
Il materiale andato perso, come riporta la CNN, riguarda la copertura mediatica che all’epoca è stata riservata all’evento, per colpa del Flash Player di Adobe che al momento non è più supportato da nessun tipo di sistema.
L’obsolescenza programmata ha causato la breach nei dati di Adobe
E’ dalla fine del 2020 che Adobe ha smesso di supportare Flash Player, incoraggiando i creatori di contenuti a passare i contenuti Flash esistenti a nuovi formati come HTML5, WebGL e WebAssembly.
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Il problema è che il Flash Player non è più supportato da nessun tipo di browser, e di conseguenza molti materiali creati da siti come The Washington Post, ABC News e CNN, non sono più accessibili alla visione e quindi, di fatto, sono fonti testimoniali non più fruibili a nessun livello.
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Nell’ottica della celebrazione del ventennale dall’attacco terroristico dell’11 settembre di 20 anni fa, questi materiali avrebbero potuto essere molto preziosi come “archive footage” per tutti gli speciali che sono stati realizzati e mandati in onda nel weekend, ma purtroppo questa pratica di obsolescenza programmata alla lunga ha causato un vero danno a livello di memoria storica.
«Mi sembra che internet stia marcendo ad un ritmo ancora più veloce e, ironia della sorte, avviene a causa delle innovazioni, cosa che non dovrebbe accadere». Parola di Dan Pacheco, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali alla Newhouse School della Syracuse University, il quale ha visto molti dei suoi scritti degli Anni Novanta sparire in quello che lui stesso definisce «il cimitero di internet».
Questo perché tutto quello che non è realizzato sotto forma di testo o di un’immagine bidimensionale è purtroppo destinato a morire ed essere dimenticato con l’arrivo di nuovi metodi di distribuzione di contenuti.