La camera da letto non è un luogo sicuro in cui tenere Alexa secondo molti: il suo malfunzionamento potrebbe essere il modo con cui registra i nostri dati.
Negli ultimi anni, la tecnologia si è evoluta in maniera sorprendente, tanto che le stesse persone, ad oggi, fanno quasi fatica a ricordare com’era la vita prima degli anni ‘90. Si potrebbe banalmente mettere in ballo il detto comune del ‘si stava meglio quando si stava peggio’, ma demonizzare la tecnologia non sarebbe del tutto corretto, poiché con le numerose innovazioni hanno semplificato la vita di moltissime persone.
Eppure noi tutti, di questa tecnologia, ne siamo come dipendenti: basti pensare allo smartphone, in grado di farci fare acquisti, attivare il navigatore, comunicare con gli altri e, potremmo continuare all’infinito. Tuttavia, ad oggi, ad attirare l’attenzione è un altro strumento che prende il nome di Alexa Echo. Questa tecnologia è il primo assistente vocale in grado di rispondere ai nostri comandi, come gestire la musica, spegnere/accendere le luci e azionare i diversi elettrodomestici supportati. Nonostante la comodità indiscussa, sono stati riscontrati diversi problemi, come l’accensione continua e senza consenso del dispositivo. Questi ‘malfunzionamenti’ hanno dunque generato sospetto in utenti che, la loro privacy, l’hanno sentita violata.
Sono diversi anni che prosegue la teoria per cui dispositivi come lo smartphone e Alexa siano in grado di ascoltare le nostre conversazioni, anche quelle più intime, per trarre un beneficio in termini di raccolta dei dati. Se prima sembrava essere solamente una leggenda metropolitana, ad oggi questa affermazione inizia a prendere vita a causa delle numerose segnalazioni di dispositivi che si attivano anche senza il comando. Basti pensare al comando vocale di Google, che spesso si accende involontariamente, registrando la nostra conversazione e effettuando ricerche su internet.
Lo stesso sembra fare Alexa che, dunque, non andrebbe messa in camera da letto, luogo dove è più semplice parlare di cose intime, dal banale desiderio di acquistare qualcosa, alla comunicazione di dati sensibili (come quelli bancari). Perché Google, così come Amazon, dovrebbero fare tutto questo? Ovviamente per raccogliere quante più informazioni su di noi e martellarci con pubblicità mirate. Il tutto, mettendo a rischio i nostri dati che, una volta entrati in rete, potrebbero finire in mano a persone malevoli.
Dopo che tale teoria si è diffusa e la questione è diventata di dominio pubblico, i due grandi colossi hanno negato di acquisire dati in questo modo, ma solo in maniera benevola. Tuttavia, è bene precisare che ad oggi la raccolta di dati mediante microfono è consentita e si attiva grazie alle autorizzazioni che ci vengono chieste dalle stesse applicazioni o dispositivi in fase di installazione.
Questi programmi, così facendo, possono attivare il microfono anche quando l’app non è in uso. Per giunta, secondo quanto scritto espressamente nel documento relativo alla privacy e sicurezza dell’uso di Alexa, essa non ascolta e registra le conversazioni quando non ci rivolgiamo a lei.
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