Secondo quanto riferito da alcuni esperti, chi paga i riscatti rischia molto di più di essere colpito da attacchi cybercriminali. Ecco tutti i dettagli sull’ultimo report pubblicato
Stiamo vivendo uno dei periodi più delicati di sempre per ciò che riguarda il tema della cybersicurezza. Ogni giorno spuntano nuovi allarmi in merito a minacce di phishing, malware o attacchi hacker veri e propri. Secondo quanto riferiscono gli esperti dell’agenzia di sicurezza Yoroi, c’è un aspetto che dovrebbe allarmare.
Circa l’80% delle organizzazioni che pagano per il riscatto dopo il primo attacco, rischiano di essere colpite una seconda volta in maniera molto più preponderante. Queste organizzazioni hanno dichiarato di essere state colpite una seconda volta (almeno) da cybercriminali, per una minaccia che si fa sempre più seria.
Gli hacker colpiscono le aziende che pagano, i dettagli sulla ricerca
Quando un’organizzazione accetta di pagare il riscatto ai cybercriminali, rischia di venire colpito una seconda volta. Le PMI sono quelle particolarmente esposte, secondo quanto riferito dal team di sicurezza Yoroi. Solamente nell’ultimo mese, ci sono stati 167 attacchi in tutto il mondo, con 31 nella settimana passata. Grande protagonista il gruppo Lockbit, che ha colpito 900 vittime. Per i filorussi Conti, invece, si parla di 850 vittime in totale.
“Il livello di sofisticazione di queste bande criminali è sempre maggiore. Ma non possiamo cedere al ricatto per quattro motivi. Il primo: non c’è mai la certezza che dopo il pagamento i criminali cederanno la chiave crittografica per sbloccare dati o sistemi in ostaggio. Poi i dati liberati dopo un attacco possono risultare corrotti; il modus operandi dei banditi è che una volta attaccata la vittima e aver ottenuto un riscatto, continuerà a farlo, per molte volte e, infine, le varie gang potrebbero passarsi le informazioni sulle vittime affinché possano essere attaccate di nuovo da altri gruppi” ha spiegato il CEO di Yoroi Marco Ramili. “Il risultato è stato possibile grazie al lavoro congiunto di stato, università e organizzazioni private attraverso un progetto di ricerca finanziato dal governo coreano nel 2021, e questo dimostra come la collaborazione tra soggetti diversi possa offrire importanti benefici a tutti e non solo al singolo ecosistema locale” hanno poi concluso gli esperti.