Si è appena conclusa una maxi indagine in merito a servizi a pagamento attivati su smartphone senza consenso. Sottratti circa 99 milioni di euro, con 33 persone accusate
Ormai due anni fa, gli uffici di WindTre erano stati perquisiti dalla Guardia di Finanza. Il tutto per via di un’indagine che aveva come obiettivo quello di trovare prove per un presunto sistema di truffa tramite servizi a pagamento su smartphone. Stando a quanto emerso nelle ultime ore, si sarebbe arrivati ad una conclusione.
Sono state individuate 33 persone accusate, tra le quali figurano anche alcuni ex dirigenti dell’operatore telefonico. Pare sia stato messo in piedi un vero e proprio schema per sottrarre soldi ai clienti, arrivando ad ottenere anche 5 euro a settimana ad personam. Il tutto ha fatto guadagnare loro 99 milioni di euro, indirizzati subito a conti esteri.
Si chiudono le indagini sui servizi a pagamento non desiderati: tutti i dettagli
A mettere fine alle indagini ci ha pensato la Procura di Milano. Nelle scorse ore, la notifica è arrivata ai 33 accusati: si parla di frode informatica con furto e indebito utilizzo dell’identità digitale. Senza dimenticare la tentata estorsione contrattuale. Come si può leggere, tra le persone risulterebbero esserci anche ex dirigenti di WindTre e alcuni nomi celebri. L’operatore telefonico si è già espresso a riguardo, dichiarandosi completamente estraneo ai fatti.
Per far sì che il sistema funzionasse, le SIM venivano inserite in un sistema senza controlli, dal quale era facile inserire somme in denaro prelevate automaticamente senza che nessuno riuscisse ad accorgersene. In media, avvenivano 30/40mila attivazioni ogni giorno nella primavera del 2020. Dei 100 milioni incassati, la metà sono finiti nelle casse di WindTre. L’azienda ha preso la percentuale sui servizi attivati dal gruppo, ovviamente senza saperlo. Resta da capire ora in che modo si concluderà il tutto, con i 33 accusati che rischiano conseguenze molto gravi per quanto accaduto e scoperto nel luglio del 2020.