Il nuovo anno aveva portato già una piattaforma streaming, Netflix, ad aumentare il costo dei propri abbonamenti (negli States e in Canada) provocando le ire di milioni di utenti. Ora è il turno di Amazon far arrabbiare i suoi abbonati.
Il gigante di Seattle, la più grande Internet company al mondo, ha appena aumentato il costo di Prime del 16%: la nuova tariffa mensile negli Stati Uniti passa da due a 14,99 euro, quella annuale a 139 euro.
E’ la seconda volta che Amazon alza il costo dei suoi abbonamenti dall’anno domini 2005, passando a 99 dollari nel 2014, 119 nel 2018. La terza volta, però, fa esplodere una situazione per molti inaccettabile.
Amazon, i motivi del rincaro prezzi anche per i vecchi abbonati
Più recentemente, Amazon è stata esaminata nel suo processo di iscrizione a Prime, che secondo alcuni clienti li ha portati a sentirsi manipolati nella registrazione: il j’accuse è di Insider, con tanto di documentazione aziendale ottenuta da Eugene Kim di Insider. “Le registrazioni non intenzionali erodono la fiducia dei clienti – tuonano da Insider – in entrambi i casi sono necessari miglioramenti nella chiarezza durante la registrazione“.
Immediata la replica di Amazon, che vanta di duecento milioni di membri nell’ultimo anno, con un abbonamento annuo fra i più popolari al mondo. “Il processo di registrazione e annullamento è semplice e soprattutto trasparente“. Oltre alla spedizione gratuita, i membri Prime possono accedere ad Amazon Streaming servizi per video, musica e giochi, nonché offerte e sconti riservati ai membri di Whole Foods, nota società alimentare statunitense, con sede però ad Austin, sempre di proprietà di Amazon. Il cliente medio di Amazon utilizza molto quasi tutti servizi: si è stimato che il cliente medio 74 ordini di consegna all’anno con solo uno o due articoli per transazione, questo almeno secondo la società di analisi degli acquisti Numerator.
Le nuove tariffe 14,99 dollari al mese o 139 dollari all’anno sono entrate in vigore negli Stati Uniti lo scorso 18 febbraio per i nuovi abbonati, dal 25 marzo per i vecchi, in occasione del primo rinnovo. Una mossa spiegato dal colosso di Seattle con l’ampia gamma di servizi inclusi e, soprattutto, le spese di produzione dei contenuti Amazon Originals, pubblicati sempre su Prime Video.
“La continua espansione dei vantaggi per i membri Prime – si legge nella nota ufficiale – nonché l’aumento dei salari e dei costi di trasporto rappresenta un motivo per aumentare il prezzo del servizio. Il prezzo di Prime non sta cambiando in altri paesi per ora”. Per il momento, dunque, l’Italia è salva. Ma non si sa ancora fino a quando.