Anche l’Antitrust UK indaga l’Apple Store per abuso di posizione dominante nei confronti degli sviluppatori delle App. Un fascicolo pressoché identico è stato aperto dalla UE a giugno 2020.
L’autorità antitrust del Regno Unito indaga l’Apple Store per presunta concorrenza sleale. Il fascicolo aperto dall’ente britannico ricalca quello avviato dall’Unione Europea lo scorso giugno e prende le mosse dalle denunce degli sviluppatori delle app che usano l’Apple Store come vetrina per raggiungere gli utenti iOS. Tra i produttori spicca il brand di Epic Games, il creatore del popolare videogioco Fortnite.
I dubbi delle autorità per la concorrenza britannica ed europea riguardano la possibile pratica di concorrenza sleale e abuso di posizione dominante da parte di Apple, che oltre a essere distributore è anche produttore di molte applicazioni vendute sul proprio store. I produttori si lamentano perché la casa di Cupertino li obbliga a utilizzare l’Apple Store per vendere i loro prodotti su iPhone e iPad, gli impone una commissione che arriva al 30% su ogni vendita e gli impedisce di pubblicizzare store indipendenti, dove quasi sempre il prodotto potrebbe essere acquistato a un prezzo più basso (per via della mancata commissione).
Antitrust UK vs Apple, ma anche Google è nel mirino. E negli Stati Uniti qualcosa si sta già muovendo
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Anche il Play Store di Google è nel mirino delle autorità antitrust per lo stesso ordine di ragioni. Il problema riguarda tutti i prodotti disponibili nello store: non solo le applicazioni ma anche gli acquisti in-app e le sottoscrizioni. Nell’agosto 2020 proprio Epic Games aggirò entrambi i distributori per iOS e Android per permettere ai giocatori di Fortnite di comprare i V Bucks, la criptomoneta del gioco, a un prezzo ribassato rispetto a quello praticato nei due store.
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Brutte notizie per i due giganti Big Tech sono già arrivate dagli Stati Uniti. La Camera dei Deputati dell’Arizona ha infatti votato una legge che impedisce a un app-store da oltre un milione di download di imporre l’esclusiva ai produttori. La proposta approda ora al Senato, dove ha concrete possibilità di essere approvata. Tuttavia, trattandosi di una legge statale ancora non è chiaro come potrà influenzare il comportamento di multinazionali come Apple e Google. Di sicuro è l’ennesimo segno che i Big Tech non possono più dormire sonni tranquilli. Se vogliono mantenere una fetta di mercato tanto larga da ricordare da vicino un cartello monopolistico, dovranno sudarsela in tribunale.