A partire dal 31 marzo, due app Google smetteranno di funzionare sugli smartphone Android non certificati: si tratta di Duo e Messaggi, e non è escluso che tale elenco possa essere rimpinguato nel prosieguo.
Google valuta la stretta nei confronti degli smartphone Android non certificati. Che non sono moltissimi in realtà, intersecandosi sostanzialmente – almeno nel nostro territorio – nei soli dispositivi Huawei più recenti. Il colosso di Mountain View pensa dunque a blindare il proprio ecosistema, lasciando fuori quei prodotti sprovvisti di una licenza ufficiale e perciò impossibilitati ad accedere ai servizi di Google.
Le prime avvisaglie risalgono allo scorso gennaio, allorquando il codice interno di due app Google – segnatamente Duo e Messaggi, ossia i software per le videochiamate e i messaggi con crittografia end-to-end – aveva anticipato le future mosse di Big G: come abbiamo scritto in quell’occasione, il termine ultimo per il funzionamento delle richiamate applicazioni è fissato al 31 marzo.
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Anche Maps coinvolta in futuro?
Ci si potrebbe interrogare sull’opportunità di una tale misura, dal momento che i servizi Google non dovrebbero – almeno in teoria – funzionare sugli smartphone Huawei e sui dispositivi Android non certificati. La realtà è tuttavia diversa: Big G ha infatti finora chiuso un occhio e permesso – sia pure per vie traverse e non ufficiali – l’installazione dei suoi programmi anche a beneficio dei terminali sprovvisti di regolare licenza. A partire dal 31 marzo non sarà più così, visto che le app del gigante di Mountain View – complice verosimilmente alcune modifiche lato software – non saranno in grado di avviarsi sugli smartphone che difettano dei servizi Google.
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La notizia, destinata ad impattare gli smartphone Huawei e i dispositivi destinati unicamente al mercato cinese (si pensi, a titolo esemplificativo, alle varianti cinesi dei terminali prodotti da Xiaomi), riguarda per il momento le sole applicazioni Google Duo e Google Messaggi. Non è tuttavia escluso che in futuro – od addirittura nell’immediato prosieguo – anche altre app di Big G possano esser coinvolte, tra cui la popolarissima Maps.