Apple alla sbarra per competizione sleale. L’Unione Europea si schiera con Spotify, che aveva denunciato il monopolio di Apple Music sull’App store.
Apple nei guai per competizione sleale nell’ambito dello streaming musicale. L’ennesima azione legale arriva dall’Unione Europea, che ha accolto le proteste di Spotify, secondo cui l’azienda fondata da Steve Jobs compromette il libero mercato sull’App Store. Sotto il fuoco incrociato di Commissione Europea e concorrenti c’è Apple Music e quella che in molti ormai hanno soprannominato la Apple tax, ovvero il 30% di commissione pagata dagli sviluppatori di app su ogni download. Una pratica presente, tra l’altro, anche sul Play Store di Google.
A determinare il rinvio a giudizio stabilito dalla Commissione Europea in seguito alla denuncia di Spotify datata 2019, il fatto che i creatori di App sono obbligati ad utilizzare l’App Store per vendere i propri prodotti e hanno il divieto di pubblicizzare differenti canali di distribuzione. In altre parole, gli utenti iOS sono indotti a pagare un prezzo maggiorato di circa un terzo per colpa della Apple Tax, quando magari potrebbero sborsare una cifra nettamente inferiore su un altro negozio virtuale.
Non avrebbe potuto essere più esplicita Margrethe Vestager, Commissaria per la Concorrenza e vice presidente della Commissione per l’Europa Digitale: “Le nostre indagini ci dicono che Apple detiene il monopolio dello streaming musicale verso i consumatori che utilizzano i suoi prodotti. Si tratta di competizione sleale e abuso di posizione dominante. Apple è già informata delle nostre conclusioni preliminari”.
Our preliminary conclusion: @Apple is in breach of EU competition law. @AppleMusic compete with other music streaming services. But @Apple charges high commission fees on rivals in the App store & forbids them to inform of alternative subscription options. Consumers losing out.
— Margrethe Vestager (@vestager) April 30, 2021
Apple nel mirino per competizione sleale: ecco cosa rischia
Se giudicata colpevole, Apple potrebbe essere condannata a una multa pari al 10% delle sue entrate annuali, che nel 2019 hanno toccato quota 274,5 miliardi di dollari. Inutile aggiungere che l’astronomica cifra è sicuramente aumentata nell’anno successivo, quando la pandemia di Covid ha determinato un’impennata dei profitti nel settore hi-tech. Insomma, sarebbe una punizione tutt’altro che simbolica.
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Peraltro, potremmo essere di fronte al preludio di un’azione legale analoga nel settore gaming, come confermato dalla stessa Vestager. A protestare contro le pratiche dell’App Store era stata Epic Games (i produttori di Fortnite) che ha apertamente sfidato Apple vendendo alcuni prodotti tramite circuiti alternativi, e Microsoft, convinta anche lei che ci siano dei problemi con l’Antitrust.
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Per ora Apple tiene il punto e anzi contrattacca: “Spotify è leader mondiale nella distribuzione musicale via streaming e noi siamo orgogliosi di aver contribuito al suo successo – si legge su The Verge -. Su oltre il 99% dei loro utenti, Spotify non versa nessuna commissione ad Apple. Sulle sottoscrizioni acquisite tramite il nostro store tratteniamo il 15%. Come al solito, si tengono i benefici dell’App Store ma non vogliono pagare“.