Apple continua a difendere l’esclusività del suo App Store, rigettando ogni ipotesi di apertura a fonti esterne, come invece previsto dal Digital Markets Act in discussione in Europa. Il punto della situazione e la posizione dell’azienda di Tim Cook sull’argomento.
Il ruolo esclusivo dell’App Store di iOS continua ad esser messo in discussione da vicende diversificate ma in qualche modo interconnesse. Abbiamo avuto modo di parlare della sentenza Epic Games, che ha costretto Apple (nel frattempo appellatasi alla decisione) ad ammettere meccanismi di pagamento in-app ulteriori rispetto a quelli da per così dire proprietari. Ma c’è un altro polo che minaccia il ruolo guida e di riferimento dello store ufficiale della “mela”: la proposta di legge avanzata dall’Unione Europea per garantire l’installazione di applicazioni da fonti alternative all’App Store .
Il discorso coinvolge lo “spinoso” tema del sideloading, argomento sul quale Apple ha voluto da sempre prendere le mosse (quantomeno sui dispositivi mobili), ponendosi in netta antitesi rispetto ad Android. La proposta di legge europea, identificata nel cosiddetto Digital Markets Act, potrebbe quindi teoricamente portare all’approdo di altri app store, paralleli al negozio ufficiale della “mela” dove scaricare applicazioni per smartphone e tablet iOS/iPadOS, ciascuno dei quali dotato delle proprie regolamentazioni e, soprattutto, di condizioni contrattuali assai differenti per sviluppatori e semplici consumatori.
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La posizione di Apple
Un “rischio” che Apple ha voluto evitare, adducendo da sempre ragionamenti che chiamano all’appello questioni sottese alla sicurezza. “Aprire” iOS in modo simile ad Android comporterebbe, a giudizio dell’azienda rappresentata dall’addì Tim Cook, un rischio troppo grande per la privacy dei suoi utenti. Un rischio che si tradurrebbe in un incremento esponenziale di malware, virus e altre truffe elaborate dai cybercriminali per adescare possibili nuove vittime, squarciandone la sicurezza. E proprio quest’ultime considerazioni sono tornate nuovamente in voga ed esprimono tutto il malcontento di Apple per una decisione che potrebbe anche avere dei risvolti economici. E qui si intreccia il discorso delle commissioni del 30% legate alla causa Epic Games: eventuali store alternativi potrebbero proporre, al fine di spingere gli sviluppatori a portare le proprie applicazioni al di fuori dell’App Store, cifre sensibilmente inferiori o comunque al ribasso.
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La diversità di vedute tra il colosso di Cupertino e l’Unione Europea sembra insomma netta, e a questo punto molto dipenderà dal futuro del Digital Markets Act, per il quale dev’esserci ancora un esame da parte del Parlamento europeo.