Chi pensa che un’applicazione rimossa da un qualunque Store automaticamente cancella la stessa app dallo smartphone di utente, Google o Apple fa lo stesso, deve sapere che non è così. Le app continuano a essere presenti nel cellulare, anche se non esistono più su App Store o Google Play.
I due colossi della tecnologia stanno entrambi limitando la disponibilità di app che non ricevono update da tempo immemore, ma sia Apple che Google hanno modi molti differenti di trattare queste applicazioni desuete.
Di recente il colosso di Cupertino ha annunciato che considera un’app trascurata e quindi soggetta alla rimozione dallo Store, quella che non viene aggiornata per tre anni, oppure se ha pochissimi download nel periodo di 12 mesi.
Soddisfare entrambi i criteri porterebbe lo sviluppatore dell’app a ricevere un avviso della possibile rimozione dell’app dall’App Store, il che, poiché questo è l’unico modo pratico per distribuire un’app per iPhone o iPad, equivale in pratica a una sentenza. Gli sviluppatori hanno fino a 90 giorni per inviare un aggiornamento per eliminare quella minaccia. Questa politica rappresenta un ritiro da una precedente regola che Apple aveva rivelato tramite e-mail agli sviluppatori questa primavera: due anni senza un aggiornamento renderebbero un’app soggetta a rimozione, con solo 30 giorni per spedire un aggiornamento.
In entrambi i casi, comunque, gli utenti con l’app già installata dovrebbero essere al sicuro. “La tua app rimarrà completamente funzionante per gli utenti attuali“, recita la politica di Apple, incluso il supporto per gli acquisti in-app. E il backup di un vecchio dispositivo iPhone o iPad e quindi il ripristino del backup su un nuovo telefono o tablet dovrebbe spostare l’app. Ma molti sviluppatori rimangono indifferenti a questa politica.
Apple ha confermato che, al di fuori dei titoli rimossi per essere malware, un’app non più disponibile nell’App Store verrà trasferita su nuovi dispositivi tramite il processo di backup e ripristino.
L’approccio di Google alle vecchie app è diverso. Si basa su una politica di due-tre anni: le app Android, che devono già specificare la versione Android più recente che supportano, non possono rimanere indietro di oltre due anni rispetto all’attuale versione Android.
Se questa regola fosse in vigore oggi, quando la versione attuale è Android 12 vintage del 2021, le app dovrebbero supportare almeno Android 10 del 2019. La sanzione, però è meno dura di quella di Apple: il Play Store di Google nasconderà le app non conformi agli utenti. Che non le hanno mai installate prima e i cui dispositivi eseguono una versione più recente di Android. Tutti gli altri vedranno ancora l’app nel Play Store.
E anche se un’app scompare dal Play Store, può continuare a vivere per i singoli utenti che, per esempio, la trasferiscono da un dispositivo Android all’altro, utilizzando il software di migrazione del telefono di Google. Almeno fino a quando un aggiornamento del sistema operativo non lo lascia in crash a ogni avvio.
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