La società di Cupertino rischiava oltre 800 milioni di dollari di indennizzo per aver violato alcuni brevetti utilizzati dai processori della serie Apple A7 e fino agli ultimi Apple A9.
La vicenda tra Apple e l’Università del Wisconsin si è chiusa con una mezza sconfitta a carico di Apple.
La società di Cupertino rischiava oltre 800 milioni di dollari di indennizzo per aver violato alcuni brevetti utilizzati dai processori della serie Apple A7 e fino agli ultimi Apple A9.
Il primo round della vicenda vede Apple condannata a 234 milioni di dollari di risarcimento.
Apple ha però fatto sapere che ricorrerà in appello, anche se dalle informazioni trapelate fin’ora, sarà difficile per la società americana ribaltare il verdetto.
Probabilmente si punta ad una riduzione della sanzione, anche se c’è il rischio tutt’altro che scontato che la sanzione possa raddoppiare.
Apple infatti ritiene più logico applicare una tariffa di 7 centesimi per ogni dispositivo prodotto sfruttando quei brevetti, per un totale di appena 10 milioni di dollari, briciole rispetto ai 2,7 dollari richiesti dall’Università del Wisconsin per ogni device venduto, per una stima iniziale di circa 400 milioni di dollari.
I dispositivi sotto accusa da questo primo filone, sono i modelli antecedenti agli iPhone 6S.
Il secondo filone, invece, riguarda i nuovi device ovvero iPhone 6S, 6S Plus e l’ultimo iPad Air, sui quali pende un secondo procedimento che potrebbe costare ad Apple, ulteriori 400 milioni di dollari.
La sanzione iniziale era infatti stimata in 832 milioni di dollari che potrebbe essere cosi ridotta a circa 400 milioni complessivi.
Secondo Gurindar Sohi che ha seguito lo sviluppo di questi brevetti con studi e test iniziati ben 20 anni fa, il risarcimento sarebbe legittimo e darebbe un giusto riconoscimento economico al lavoro svolto dal dipartimento informatico che ha ottenuto questi brevetti ben 17 anni fa, prima di tutti.
Il professore pone l’accento sul fatto che gli studi condotti dal dipartimento informatico avevano anticipato l’industria dei microprocessori proponendo soluzioni tutt’ora ampiamente utilizzate anche da Intel che in passato, nel 2009, aveva stretto un accordo commerciale per l’utilizzo di questi brevetti.
Tornando indietro nel tempo e recuperando le informazioni del precedente processo, possiamo infatti vedere che Intel avrebbe utilizzato queste tecnologie a partire dallo sviluppo dei processori Intel Dual Core.
Ma questo brevetto, di cosa parla?
Il brevetto riguarda una nuova modalità di approccio dalla gestione dei dati e delle informazioni. In sostanza, questo brevetto consente al processore di operare in una sorta di multitasking, potendo operare su processi senza dover attendere che altri in corso vadano a buon fine.
Una modalità di approccio che ha consentito lo sviluppo di processori più preformanti, in grado di operare e gestire una quantità maggiore di informazioni.