Apple si appella contro la sentenza Epic Games pubblicata lo scorso settembre. L’impugnazione segue l’analoga mossa della società sviluppatrice di Fortnite, ma per motivi diversi che vogliamo riepilogare appresso.
La battaglia legale tra Apple ed Epic Games è tutt’altro che finita. Dopo la pubblicazione della decisione e il consequenziale appello promosso dalla casa sviluppatrice di Fortnite – che nel frattempo non tornerà sull’App Store – anche il gigante di Cupertino ha voluto impugnare la sentenza del giudice Yvonne González Rogers, nella parte in cui riconosce un obbligo ai danni di Apple di consentire agli sviluppatori l’inserimento di collegamenti in-app a siti web di pagamento, bypassando conseguentemente la tassa del 30% prevista dall’azienda americana.
L’intento di Apple segue a ruota la dichiarazione rilasciata dallo stesso gigante di Cupertino a margine della pubblicazione della sentenza. D’altro canto, la giudice Rogers ha stabilito che Apple non è un’azienda monopolistica e che <<il successo non è illegale>>. Benché Epic Games abbia promosso ricorso contro la sentenza –che ricordiamo ha sancito una responsabilità contrattuale da parte della casa sviluppatrice di Fortnite per avere quest’ultima inserito un collegamento che superava il meccanismo degli acquisti in-app di Apple, “rompendo” di fatto l’accordo cristallizzato con la società americana – anche il sodalizio rappresentato dall’addì Tim Cook ha voluto contestare alcuni passaggi chiave della decisione.
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In particolare, Apple contesta l’obbligo di dover permettere, a partire dal prossimo 9 dicembre, la creazione di meccanismi di acquisti in-app diversi e ulteriori rispetto a quelli creati dall’azienda, appunto gravati da una commissione del 30% a favore della società creatrice degli iPhone (e non solo). Apple, che ha definito la sentenza del giudice Rogers come <<una grande vittoria>>, vuole quindi rovesciare quella parte della decisione che potrebbe, laddove diventasse definitiva, cambiare la geografia degli acquisti in-app sugli store (non soltanto quello di Apple, giacché tale sentenza potrebbe essere estesa per analogia).
Proponendo appello, Apple sostiene infatti che l’apertura indiscriminata a meccanismi di acquisti in-app provenienti da terzi, avrebbe come effetto quello di cagionare un danno importante tanto a lei quanto ai consumatori. In particolare, il gigante di Cupertino mira a ottenere la sospensione dell’ingiunzione, una mossa quest’ultima che ha come obiettivo quello di guadagnare tempo e di mantenere, in attesa dell’incontrovertibilità del processo (e potrebbero volerci degli anni), quello status quo che le consentirebbe di avere ancora l’esclusiva negli acquisti-in app, sospendendo quindi la decisione del giudice.
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Maggiori dettagli sono attesi già per il mese prossimo. Nel frattempo, a farne le spese sono certamente i videogiocatori, visto che Fortnite non tornerà sull’App Store almeno fintantoché il processo non sarà definitivamente concluso. Con buona pace dei gamers.
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