Guai in vista per Apple: gli sviluppatori accusano l’azienda di aver promosso alcune app e danneggiato altre sull’App Store, e richiedono un risarcimento danni di 200 miliardi di dollari.
All’inizio del mese di luglio, il caso antitrust che coinvolge Apple e lo sviluppatore dell’app Coronavirus Reporter è terminato con il ritiro della software house, che torna ora sul campo di battaglia legale con una class action e il supporto di altri sviluppatori: Calid Inc si è unita alla causa per rappresentare i diritti degli sviluppatori di app, che sarebbero stati ingiustamente danneggiate dal monopolio di Apple.
La causa iniziale era stata intrapresa dagli sviluppatori di Coronavirus Reporter per denunciare il rifiuto, apparentemente immotivato, ricevuto da Apple nel marzo 2020. Come suggerisce il nome, l’app offriva un servizio di acquisizione di dati sulla diffusione del virus COVID-19, ma è stata scartata in favore di applicazioni sviluppate da enti riconosciuti ed autorità sanitarie ufficiali. Con queste pratiche anticoncorrenziali, Apple avrebbe danneggiato Coronavirus Reporter, Calid e molti altri sviluppatori che non ricevono l’approvazione o la promozione di Apple.
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Il monopolio di Apple sull’App Store danneggia gli sviluppatori
La class action ha dunque lo scopo di porre rimedio alle ingiustizie sofferte a causa del monopolio dell’azienda sull’App Store: il manifesto documenta le pratiche commerciali impiegate da Apple, tracciando la somiglianza con il caso antitrust del Dipartimento di Giustizia contro Microsoft, ormai storico.
Microsoft era stata accusata nonostante non avesse rifiutato applicazioni su Windows o imposto delle commissioni sulle vendite degli sviluppatori di terze parti: Apple è invece sotto accusa di promozione arbitraria di alcune app a discapito di molte altre, che vengono nascoste agli utenti.
Per questo motivo, è richiesto un risarcimento dei danni subiti da tutti gli sviluppatori che hanno visto le proprie app oscurate sull’App Store, per 200 miliardi di dollari.
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