Come annunciato mesi fa dal CEO Pavel Durov, la rivale di WhatsApp introduce una nuova opzione che permetterà ai gruppi più grandi di monetizzare la propria attività online.
Telegram si aggiorna. Non stiamo parlando dell’ultima versione della app, bensì di una novità strutturale che permetterà a chi gestisce i gruppi più grandi di monetizzare la propria attività di moderazione. La rivale di WhatsApp ha infatti deciso di introdurre la pubblicità. Il CEO e fondatore Pavel Durov ne aveva già parlato a fine 2020, quindi non si tratta esattamente di un fulmine a ciel sereno.
D’altra parte la app è cresciuta tantissimo negli ultimi mesi, soprattutto grazie alle ben note defaillance di WhatsApp in materia di privacy. Le nuove regole adottate dalla controllata di Facebook non sono piaciute a moltissimi fan, che hanno deciso di dare una chance a Telegram. Risultato, l’applicazione russa ha da poco raggiunto lo storico traguardo di un miliardo di download. E ora non vuole compiere lo stesso errore della rivale e promette che la pubblicità non inciderà sulla sfera privata degli iscritti.
Andiamo con ordine. I messaggi pubblicitari avranno come target i gruppi e non i singoli utenti, che non saranno sottoposti ad alcun tipo di profilazione. In pratica, l’inserzionista pagherà lo spazio pubblicitario su tutte le chat pubbliche e con oltre mille partecipanti in base all’argomento. I soldi finiranno nelle casse di Telegram che continuerà ad essere gratuita, ma una quota dei ricavi spetterà anche a chi ha messo su dei canali con le suddette caratteristiche.
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Il marketing sarà quindi cucito sui topic e non sugli utenti. A spiegare in cosa consisteranno i messaggi pubblicitari è un comunicato ufficiale: “Telegram Ad Platform prevede contenuti sponsorizzati di massimo 160 caratteri sui gruppi pubblici e con oltre 1000 iscritti. Questi messaggi saranno attinenti unicamente al topic specifico del canale e tutti i suoi partecipanti vedranno le stesse pubblicità“.
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Cioè, spiega ancora il post, le informazioni sui singoli utenti non saranno “né conservate, né analizzate”. Di norma, le app si affidano invece alla profilazione, per vendere spazi pubblicitari con un target il più possibile coerente con il prodotto sponsorizzato e di conseguenza a prezzi più alti. Telegram ha scelto un’altra strada e non dovrà nemmeno preoccuparsi del divieto alla profilazione senza permesso introdotta da Apple su iOS, dove gli sviluppatori delle app devono ottenere un’esplicita autorizzazione prima di procedere a creare l’identità consumatore degli utenti.
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