Sei sicuro di stare usando le emoji in modo corretto? Le nuove generazioni lo fanno in modo diverso, scopri come evitare incomprensioni
L’avvento delle app di messaggistica ha cambiato profondamente il nostro modo di comunicare, introducendo abbreviazioni e nuove forme lessicali. La vera rivoluzione è arrivata però quando sono state introdotte le emoji, le faccine gialle e rotonde che con la loro immediatezza riescono a veicolare il nostro stato d’animo e simulare la nostra espressione facciale. Ma sei sicuro di starle usando in modo corretto?
Le emoji sono tantissime e molto varie, tanto da cogliere qualsiasi sfumatura delle nostre reazioni e stati d’animo. Le nuove generazioni, però, stanno dando ad alcune emoji un significato molto distante, e talvolta controintuitivo, da quello originale ed immediatamente espresso. In questo modo si possono generare delle incomprensioni e fare brutte figure, o peggio ancora sentirsi dare del “boomer”: e noi non vogliamo questo, vero?
Il fenomeno è talmente diffuso che il Wall Street Journal ha deciso di occuparsene con un’inchiesta! Anche Erica Dhawan, autrice di “Digital Body Language”, spiega:
«le persone sopra i trent’anni usano le emoji per esprimere ciò che le immagini hanno sempre espresso, in pratica si attengono alla tradizione, mentre i centennials ascrivono alle emoji significati sarcastici e ironici, che però non sempre vengono compresi da chi le riceve. Ed è qua che si crea una falla all’interno della comunicazione»
Scopriamo insieme perché stai usando male queste emoji e cosa significano davvero.
La faccina sorridente
La più semplice delle faccine sorridenti, con gli occhi a puntino e il sorriso accennato, non indica un sorriso semplice e sincero: tutt’altro. La prima tra tutte le emoji create non esprime né divertimento, né gioia, né felicità, o almeno non più.
L’emoji del sorriso viene usata dalle nuove generazioni come un simbolo di passivo-aggressività e stizza, e nel peggiore dei casi anche di aperta aggressività. Come a dire “va bene, come vuoi”, ma con una vena di ostilità. Può anche avere una sfumatura di sfottò, e ovviamente dipende sempre dal rapporto che intercorre tra gli interlocutori.
Il teschio con le ossa
Il teschio con le ossa incrociate che è universale simbolo di pericolo di morte non ha resistito alla risemantizzazione. È un simbolo riconosciuto già prima dell’avvento delle emoji, grazie alla sua immediatezza e alla varietà di utilizzi, ma come lo utilizza la generazione Z?
Il teschio poggiato sulle ossa incrociate viene usato da loro come risposta a qualcosa di esilarante o divertente, come a dire “mi stai facendo morire dal ridere”. L’unico pericolo di morte consiste nel rimanere senza fiato per la troppa ilarità!
Il pollice in su
Il classico pollice in su, che è anche il “mi piace” su Facebook, è sempre stato usato come segno di assenso, come a dire “ok”, “tutto ok”, “va bene”. Le nuove generazioni però lo usano in maniera totalmente diversa: è un modo per chiudere la conversazione, ma cela un po’ di stizza e malumore. Come a dire “ok, anche se non è veramente tutto ok ma non ho voglia di spiegarti perché”.
Nel caso in cui vogliate davvero esprimere che è tutto ok ed evitare incomprensioni con le nuove generazioni, conviene usare “ok” scritto per esteso, o aggiungere un’altra emoji sorridente – non quella di cui vi abbiamo parlato sopra, peggiorereste la situazione!
Gli usi della lingua cambiano a seconda di chi la utilizza e degli strumenti adoperati, e bisogna adeguarsi a questi cambiamenti di lessico e significato per non ricadere in fraintendimenti.