Chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Nakamoto Satoshi, il presunto creatore della criptovaluta? La famiglia di Dave Kleiman e Craight Wright vanno a processo per 1,1 milioni di Bitcoin, e svelare il segreto sulla nascita della valuta
Una singolare vicenda giudiziaria è in corso da circa tre anni in Florida. Gli eredi di un defunto informatico forense hanno fatto causa all’ex business partner del compianto parente: nulla di strano, se non per il fatto che si tratta di Dave Kleiman e Craig Wright, due esperti di informatica di cui l’ultimo si presenta come il creatore di Bitcoin , e se in ballo non ci fosse un tesoro di 64 miliardi di dollari, corrispondenti a 1,1 milioni di Bitcoin.
I familiari di Kleiman sostengono che Craig Wright si è appropriato indebitamente della parte del suo partner scomparso con il quale ha lavorato nel Bitcoin mining.
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La nascita della criptovaluta Bitcoin è tutt’ora avvolta in un alone di mistero. Del suo fondatore si conosce solo lo pseudonimo, ma non ci sono notizie certe se si tratti di un singolo individuo, un’intelligenza collettiva o di partner professionisti che hanno contribuito insieme al progetto.
Craig Wright, un personaggio altamente controverso, ha rivendicato sin dal 2016 di essere dietro lo pseudonimo Nakamoto Satoshi, la misteriosa figura a cui è attribuita la creazione di Bitcoin; tuttavia, le sue affermazioni sono state sempre respinte dalla comunità del Bitcoin e gli hanno fatto “guadagnare” il soprannome di Faketoshi.
Mentre i familiari di Kleiman vogliono dimostrare che i due informatici lavoravano insieme, sostenendo che Wright si sarebbe avvalso della collaborazione di Kleiman nella stesura della “white paper” di Bitcoin, Wright deve fornire le prove che non si sia trattato di una business partnership, bensì di una semplice amicizia.
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Gli esperti del mondo crypto e i bitcoiners osservano con grande interesse il processo. Alcuni di loro ritengono che Wright non abbia in mano niente, ma esiste la possibilità concreta che la giuria possa fargli pagare le ingentisomme che ha solo millantato di avere.
La corte dovrà verificare le validità delle affermazioni di entrambe le parti e potrebbe far luce sul Tulip Trust, dove si ritiene si trovino 1,1 milioni di Bitcoin, e su chi ne possiede la chiave di controllo.
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