Blocco di TikTok da parte del Garante: tutto quel che c’è da sapere

Il Garante ha deciso di bloccare le connessioni a TikTok da parte degli utenti dopo il suicidio della di Palermo che voleva superare una prova della terribile blackout challenge. Vediamo cosa c’è da sapere sulla questione

blocco TikTok

Matteo Flora è un esperto in reputazione digitale e professore a contratto in Corporate Reputation presso l’Università di Pavia. Per aiutare gli utenti a districarsi e capire i numerosi interrogativi del web, ha deciso di far partire una rubrica sul suo canale YouTube. Quest’ultima è stata intitolata #Garantismi ed è giunta alla terza puntata. Stavolta si parla del blocco di TikTok in Italia da parte del Garante, avvenuto a seguito del suicidio della bambina di Palermo, plagiata dalle terribili dinamiche delle oscure challenge che periodicamente soggiogano i ragazzi e li “costringono” a compiere prove che si rivelano fatali. Come sempre, ad affiancarlo nella spiegazione di alcuni meccanismi giuridici ci penserà l’avvocato Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali.

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Blocco a TikTok, cosa contesta il Garante?

Guido Scorza, membro del Garante, ha fatto luce le dinamiche del blocco nei confronti di TikTok. La decisione non è nata a seguito del suicidio della bambina di Palermo, che però sicuramente è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da tempo il Garante teneva d’occhio il social con il sospetto che tendenzialmente raccogliesse utenti sulla base di una semplice auto-dichiarazione di avere più di 13 anni. Ciò che si contesta, dunque, è una mancata reale verifica dell’identità degli utenti prima di accettarli all’interno della piattaforma.

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Ora, nel frattempo che il Garante compia ulteriori verifiche in merito al rispetto da parte di TikTok della disciplina per la privacy, bloccare il trattamento dei dati personali sembrava potesse essere l’unica mossa possibile. Dietro il blocco, dunque, c’è la mancata applicabilità delle regole da parte del colosso social che hanno portato molti giovani utenti ad esporsi a rischi talvolta rivelatisi fatali. Il discorso è molto più complicato di quanto si possa pensare, ma Guido Scorza ha saputo far chiarezza al meglio sulla questione (il video il fondo all’articolo).

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