Sempre più uffici in Cina usano un’AI che consente l’ingresso ai dipendenti soltanto se sorridono: la sorveglianza distopica sul lavoro proposta da Canon.
Canon ha implementato una soluzione distopica per monitorare il morale dei dipendenti: controllare il sorriso con algoritmi ed AI.
Il Financial Times ha pubblicato un report sull’inquietante sorveglianza sul posto di lavoro messa in atto da sempre più compagnie cinesi, con lo scopo di aumentare la produttività e tenere alto il morale in ufficio: dei software controllano i programmi utilizzati sui computer degli impiegati per valutarne la produttività, telecamere TVCC misurano la durata della pausa pranzo, e delle applicazioni per smartphone tracciano i loro movimenti anche fuori dall’ufficio. A completare il quadro, delle telecamere con tecnologia di “riconoscimento del sorriso” basata su AI consentono l’ingresso agli uffici Canon soltanto ai dipendenti che sorridono.
La multinazionale aveva annunciato il lancio delle telecamere con AI nel 2020, senza però ricevere molta attenzione mediatica. La nuova tecnologia era stata promossa come parte del servizio Smart Workspace Solution, una suite di strumenti per la gestione del lavoro che per molti, nella sua ordinarietà, non ha costituito un campanello d’allarme; ed è proprio la graduale normalizzazione dell’uso di questi strumenti che consente a sempre più aziende di controllare il personale in modo sempre più invadente e pervasivo, non solo in Cina.
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Non solo in Cina, non solo Canon: la sorveglianza sul lavoro è sempre più diffusa
L’Occidente tende a considerare la crescente intensità della sorveglianza sul lavoro come un fenomeno relegato a realtà lontane come quella cinese, ma la pandemia COVID-19 ha accelerato un processo che non sembra arrestarsi: il caso di Canon è soltanto una delle istanze sempre più comuni di micromanagement, il controllo pervasivo delle attività dei dipendenti in ufficio. Amazon è stata protagonista di numerose controversie per il monitoraggio eccessivo della produttività del personale, e Microsoft vende strumenti di sorveglianza built-in con le suite di software per il lavoro, e con l’avvento dello smartworking, molte altre compagnie hanno implementato misure sempre più strette per non perdere il controllo dei dipendenti anche a distanza, in tutto il mondo.
“I lavoratori non vengono sostituiti da algoritmi ed intelligenza artificiale. Piuttosto, il management è intensificato da queste tecnologie“, ha commentato Nick Srnicek, scrittore ed accademico presso il King’s College di Londra, nel report del Financial Times. “Le tecnologie stanno incrementando il ritmo delle persone che lavorano con le macchine invece dell’opposto, come è accaduto durante la rivoluzione industriale.” La normalizzazione di queste pratiche, sottile quanto allarmante, è in constante crescita.
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