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Carcerati sfruttati da una Startup | C’entra l’Intelligenza Artificiale

Published by
Valeria Poropat

L’intelligenza artificiale è al centro di una vicenda in cui è lecito farsi tutta una serie di domande dato che sono coinvolti detenuti che a quanto pare lavorano per una startup.

Tornare a parlare di che cosa può fare l’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni sarà una abitudine che perderemo difficilmente. Se per esempio il governo americano ha deciso di chiedere ai suoi cittadini che cosa ne pensano delle IA e come gestirle al meglio è chiaro che non si tratta di fenomeni passeggeri.

Detenuti al lavoro con una intelligenza artificiale, l’idea di Vainu – cellulari.it

Ma stavolta la vicenda riguarda un aspetto molto particolare del lavoro che proprio si fa con l’intelligenza artificiale. La storia, emersa dalle pagine dei colleghi di The Verge, ci porta dietro le quinte di una società che ha deciso di utilizzare i detenuti che hanno la possibilità di lavorare come elementi per aiutare un’intelligenza artificiale ad imparare meglio.

Perché ovviamente prima di poterla utilizzare, un intelligenza artificiale va addestrata. Ma che cosa dobbiamo pensare del fatto che ad addestrare l’intelligenza artificiale non siano degli scienziati ma dei detenuti? Probabilmente nulla ma questo strano lavoro socialmente utile apre diversi scenari.

I detenuti e l’intelligenza artificiale, l’esperimento della società Vainu

In Finlandia c’è un istituto penitenziario, anzi in realtà sono due, i cui detenuti possono scegliere di fare un tipo di lavoro che prima ovviamente non c’era: addestrare gli algoritmi di una intelligenza artificiale facendo classificazione di dati. Lo scopo principale del lavoro che è stato affidato a questi condannati dalla società finlandese Vainu è catalogare società tra le più disparate e dislocate in ogni angolo del mondo. Lo scopo finale del loro lavoro sarà fornire un aiuto a quelle società che poi cercano dei contractor.

Lavorare con una IA, si fa anche in carcere – cellulari.it

Non è difficile immaginare che avere un database di società operanti in un determinato settore e sfruttare l’intelligenza artificiale per trovare il match ideale possa portare aspetti positivi nel mondo del lavoro. I dati sono estrapolati, come raccontato dal co-fondatore della società stesso, manualmente da una mole enorme di articoli che riguardano le varie società. Vista da qui sembra una formula di becero sfruttamento ma in realtà andrebbe inserita in quella che è la politica che ormai da decenni la Finlandia ha adottato nei confronti dei suoi detenuti.

Una politica che cerca in ogni modo di evitare che chi finisce in carcere per aver commesso un reato smetta di essere un cittadino. Ed esattamente per continuare ad essere cittadini, i condannati hanno tutta una serie di possibilità per continuare a lavorare sia all’interno degli istituti penitenziari sia in alcuni casi addirittura al loro esterno. E lavorare con l’intelligenza artificiale, stando alle frasi riportate allo stesso co-fondatore Toumas Rasila da chi lavora negli istituti, a quanto pare è un modo per vincere tutti dato che non c’è rischio che i lavoratori possano in qualche modo aggredirsi a vicenda stando seduti davanti a un computer.

E se vi state chiedendo se questi detenuti vengono pagati la risposta è sì, Vainu corrisponde loro un compenso in base alle diverse task che vengono portate a termine. L’unico elemento forse un po’ più opaco è che ovviamente, trattandosi di detenuti, il denaro arriva loro solo dopo una valutazione da parte dell’organo CSA ovvero l’agenzia governativa finlandese che si occupa dei penitenziari.

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Valeria Poropat

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