Si continua a lavorare al Certificato Verde Digitale, il pass per viaggiare in sicurezza in Italia e in Europa. Ecco come dovrebbe funzionare
A partire da lunedì 26 aprile, l’Italia si libererà di diverse misure per il contenimento del contagio. Quasi tutto il Paese torna in zona gialla, con spostamenti consentiti tra regioni (oltre a riapertura di bar, ristoranti e altre attività non essenziali). Tema di discussione continua ad essere quello relativo ai viaggi in sicurezza, in Italia come in Europa.
Il Certificato Verde Digitale sembra essere la soluzione più praticabile in questo senso. Secondo quanto emerso fino ad ora, ci saranno due tipi di pass: uno della durata semestrale per i vaccinati, e uno della durata di 48 ore per chi può mostrare un tampone negativo.
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Certificato Verde Digitale, le possibili regole in Europa
Lo scorso 17 marzo 2021, anche la Commissione europea ha ufficializzato la proposta di Certificato Verde Digitale. L’idea è quella di avere un documento con un codice QR e una firma digitale, così da impedire la falsificazione dello stesso. Le chiavi verranno conservata in un database nazionale, mentre a livello europeo verrà creato un gateway per garantire la verifica di chiavi generate in ogni Paese. In Italia il primo esperimento vedrà la luce già a partire da lunedì 26 aprile, ma non va confuso col maxi progetto che consentirà gli spostamenti anche in Europa. Bisognerà sicuramente attendere l’estate, quando la Commissione avrà creato un’infrastrutture digitale in grado di supportare l’autenticazione dei certificati.
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Tornando all’esperimento che prenderà il via in Italia a partire da lunedì, non mancano le polemiche. Il Garante per la Privacy è stato il primo ente a scagliarsi contro questo progetto: “Questa norma presenta alcune criticità tali da inficiare l’intero funzionamento del sistema previsto per la riapertura degli spostamenti“. Nelle scorse ore, è stato inviato un avvertimento formale a tutti i ministeri e al Presidente del Consiglio. Questi i punti critici:
- Il decreto manca del fondamento normativo
- Normativa non completa a livello di protezione dati
- Non calcolati i rischi su larga scala per diritti e libertà personali
- Non definite le finalità per il trattamento dei dati
- Non viene specificato chi è il titolare del trattamento dei dati
- Previsto un eccessivo uso dei dati contenuti nei certificati
- Non ci sono riferimenti sui tempi di conservazione dei dati