Chi ha creato ChatGPT potrebbe sembrare che sia come Mark Zuckerberg, ma in realtà non è così. In che modo si differenziano?
Tutti i più grandi progettisti informatici non sono così tanto uguali come potreste pensare, perché pare che si diversifichino tra loro per diversi aspetti non indifferenti. Dipende dagli obiettivi che hanno e da quanto rapidi vogliono essere nel portarli al termine, ragione per cui sono davvero pochi i “geni” in questo mondo capaci di avere successo così tanto facilmente. Basti vedere Elon Musk per esempio.
Ma c’è un’altra stella nascente che molti di voi avranno imparato a conoscere soltanto di recente. Parliamo di Sam Altman, che per chi non lo sapesse è il CEO di OpenAi nonché fondatore ufficiale di ChatGPT, di conseguenza possiamo dire che sia suo padre in un certo senso. In passato non avrebbe mai pensato di arrivare a realizzare una tale meraviglia dal punto di vista dell’informatica. ma contrariamente a tutto ci è riuscito con successo.
Sam Altman, il genio che ha creato ChatGPT: qual è il suo desiderio più grande?
In seguito, come abbiamo potuto vedere, si è dato da fare in tutto il mondo per poter espandere il suo progetto, attualmente bloccato in Italia per via del Garante della Privacy. Il suo scopo rimane ugualmente, e pare che non sia così tanto semplice da spiegare contrariamente a quanti molti di voi potrebbero pensare. Che cosa ha in mente di fare per il futuro, e come mai tutti quanti lo reputano così diverso dagli altri?
Ciò che veramente lo differenzia da tutti è il fatto che non sia interessato al guadagno. Certo, avere tanti soldi da parte gli fa comodo, ma non è neanche lontanamente una delle ragioni principali del perché abbia lanciato ChatGPT, quindi arriviamo a capire come mai sia così affezionato ai suoi progetti. Non è un caso che preferisca “accontentarsi” di uno stipendio da 65.000 dollari, diversamente da quanto avrebbe fatto un Mark Zuckerberg o un Jeff Bezos per esempio.
Il suo obiettivo a lungo termine è riuscire a creare una A.G.I, cioè una intelligenza generale artificiale che funziona esattamente come un cervello umano, in grado di rispondere e provare emozioni. Ma non è tutto, perché il suo sogno è di portare le macchine a diventare parti integranti della vita attuale, arrivando a sostituire la maggior parte dei lavori pericolosi e di far sì che gli stipendi possano essere a disposizione anche dei più bisognosi. Per quanto ritiene che sia uno scenario utopistico, è più convinto che mai di una cosa: riuscirà a coronare il suo sogno in futuro.