La dipendenza dai telefonini e da internet non è diversa dalle altre dipendenze ed assuefazioni. Essa può essere controllata attraverso alcuni passi:
Se vogliamo scoprire quante volte al giorno facciamo uso dello smartphone, da qualche mese questo è possibile grazie all’applicazione “Checky”, che è stata pensata proprio per darci un’idea di quanto spesso usiamo lo smartphone e creare più consapevolezza in fatto di “smartphone-addiction”. L’applicazione è stata rilasciata da Calm.com, azienda che ha già creato un’applicazione che aiuta gli utenti a prendersi un momento di relax dalla frenesia e iper-connessione della vita contemporanea, fornendo anche un supporto per la pratica della meditazione.
Come dimostrano diversi studi il telefonino è diventato uno strumento tecnologico di sempre maggiore utilizzo, verso il quale si può sviluppare una vera e propria forma di dipendenza, infatti aumentano sempre di più i casi di quella che viene definita “nomofobia” o anche “cellular-addiction” (o smartphone-addiction).
Il termine “nomofobia”, formato col suffisso “fobia” ed un prefisso inglese abbreviazione di no-mobile, è stato coniato, in occasione di uno studio commissionato a YouGov (un qualificato ente di ricerca britannico), da Stewart Fox-Mills, responsabile del settore telefonia di Post Office Ltd, un ramo delle poste del Regno Unito.
Nomofobia si riferisce ad una condizione di forte ansia e di paura di rimanere senza connessione, senza telefonino e di non poter accedere alla rete in ogni momento, non potendo più essere in contatto con gli altri e col mondo.
Dietro a questa paura si nasconde una ferita da abbandono e la paura della solitudine e del vuoto, che si può presentare come un’eccessiva forma di attaccamento alle nuove tecnologie, sfociando a volte in una vera e propria forma di dipendenza.
Generalmente si parla di “cellular-addiction” (dipendenza da cellulare) o “Nomofobia”, quando
Ecco i sintomi della “dipendenza da telefonino”
La dipendenza dal telefonino si associa spesso ad altre dipendenze, come ad esempio la sindrome da shopping e la dipendenza affettiva, la videomania e la “sindrome del Selfie”, le quali possono manifestarsi come acquisti compulsivi nel settore della telefonia (telefonini, accessori e offerte telefoniche).
Il telefonino può venire utilizzato per assecondare comportamenti di dipendenza affettiva, come il controllo nei confronti delle persone amate ed il continuo contatto e per mascherare un vuoto, o attraverso l’utilizzo compulsivo di videogiochi presenti tra le funzioni del telefonino stesso.
La psicologa e psicoterapeuta Michela Romano, del Centro Medico Santagostino di Milano, spiega che le conseguenze di tale dipendenza comportano il rischio di un ritiro dal rapporto con il mondo e l’isolamento e di disimparare a trasmettere le proprie emozioni agli altri in modo adeguato tramite la comunicazione verbale e ad usare la mente per immaginare l’altro e il mondo.
Secondo la psicoterapeuta, il mondo dei giovani è il più a rischio di sviluppare un utilizzo patologico dei cellulari; si deve cercare, quindi, di fare un lavoro di prevenzione e di educazione. Le persone che si rendono conto di avere nei confronti del telefonino una vera e propria dipendenza dovrebbero gradualmente ridurne l’uso cominciando da qualche ora ogni giorno per acquisire una sempre maggiore tolleranza dell’attesa e magari comprendere, attraverso un programma terapeutico, i problemi che hanno innescato tale dipendenza.
Lo sviluppo del mercato della telefonia mobile ha dato il via ad importanti trasformazioni che riguardano le funzioni sociali e psicologiche che il telefonino attualmente assolve e che sono diventate molteplici rispetto all’inizio, quando il cellulare era uno strumento che aveva semplicemente la funzione di rendere rintracciabili in tempo reale utenti come, ad esempio, medici, tecnici, o rappresentanti.
Insieme all’aumento delle funzioni tecniche del telefonino sono mutate anche le sue funzioni sociali e psicologiche, al punto che oggi il cellulare è diventato uno strumento indispensabile che organizza e gestisce quasi ogni ambito della vita: il lavoro, grazie all’utilizzo di agende, sveglie, rubriche e orologio; il tempo libero, grazie ai giochi, alle fotocamere e videocamere.
Senza quasi rendercene conto, ad un certo punto il telefonino è diventato lo strumento per soddisfare un bisogno comune di essere vicini ai propri cari e di controllare le proprie ansie che emergono nel rapportarsi con i propri cari, amanti ed amici cambiando radicalmente le relazioni quotidiane. Oggi il cellulare favorisce e moltiplica sia le occasioni di intimità, sia la violazione degli spazi personali propri ed altrui.
Il telefonino è quindi una modalità di comunicazione che si basa sulla velocità e facilità nel contattare e relazionarsi con un’altra persona, ma che presenta dei rischi, in particolare per i ragazzi e per le persone che tendono a sviluppare dipendenze psicologiche e per quelle che sono già assuefatte dalla propria attività lavorativa.
Oltre alla sua funzione specifica di strumento di comunicazione, lo smartphone ha oggi nuove funzioni, sia sociali che psicologiche:
· Farci sentire vicini in modo costante alle persone care, coprendo l’ansia e la distanza che ci separa gli uni dagli altri. I genitori usano il telefonino per soddisfare il proprio bisogno di restare in contatto con i propri figli, ma molti di essi lo utilizzano anche per controllarli, trasformandolo in un guinzaglio tecnologico. Purtroppo, l’abuso di contatti virtuali nella sfera delle relazioni emozionali incrementa una già presente frammentazione e sconnessione dal corpo fisico, indispensabile mezzo di contatto nelle relazioni interpersonali. Inoltre stanno diventando sempre meno frequenti le condivisioni fatte in presenza dell’altro, le quali potrebbero portare a comprensioni importanti da parte di entrambe le parti. La facilità con cui, grazie al telefonino, ci si può allontanare dall’interlocutore o si chiudono le relazioni e quella con cui si può contattare e avvicinare un’altra persona, velocizza in modo innaturale i processi di distacco emotivo che necessiterebbero invece di tempi più lunghi.
· Svolgere la funzione psicologica di “ansiolitico multimediale”. Lo strumento tecnico, che ha la capacità di riempire i propri buchi emotivi, essendo sempre a portata di mano, può causare dipendenza grazie alla sua capacità di diventare un surrogato della presenza di un essere umano. L’investimento affettivo che viene effettuato sul cellulare potrebbe provocare nell’utente un attacco di ansia nel caso in cui il dispositivo dovesse malauguratamente esaurire la carica, o guastarsi, o essere dimenticato a casa, privandolo dell’unico modo di entrare in relazione.
· Mantenere gli altri e la realtà costantemente presenti. Una conseguenza di questa funzione del cellulare è che l’altro non viene mai sperimentato come assenti, causando l’impossibilità di vivere la dimensione della separazione, esperienza fondamentale per la costruzione della propria identità; Infatti la capacità di stabilire dei confini e di vivere la propria solitudine è la base per acquisire la competenza di entrare in contatto. La comunicazione tramite il telefonino, inoltre, non stimola la capacità di rinvio della gratificazione, né la creatività che si svilupperebbe grazie al vuoto che si crea con la solitudine e l’attesa. Il prezzo di tutto ciò consiste nell’incapacità di sostenere la lontananza e il distacco e di sperimentarli come spazi in cui è possibile coltivare la fantasia e le immagini interiori.
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