Controlli sui conti correnti, quelli cointestati sono più a rischio: meglio chiuderli subito
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Stefania Guerra
6 mesi ago
Il Fisco non perdona e adesso anche i conti correnti cointestati sono a rischio. Ecco il perché e quali poteri ha l’Agenzia delle Entrate.
La volontà di combattere l’evasione fiscale è indubbiamente da sostenere, anche se questo comporta una violazione della privacy. Oggi l’Agenzia delle Entrate può controllare qualsiasi cosa, con particolare attenzione ai conti correnti.
Anche chi non ha nulla da temere potrà subire verifiche, e le ultime novità puntano l’accento sui conti correnti cointestati, una realtà molto frequente sia in ambito privato che aziendale. Come sappiamo, non è infrequente che due coniugi utilizzino un unico conto per gestire meglio le spese familiari e lo stesso accade – ad esempio – tra due soci di un’azienda, che col conto cointestato riescono a monitorare meglio entrate e uscite. Il Fisco però adesso ha molti più poteri e quindi sono in atto molti più controlli. Ecco le ultime novità.
Hai un conto cointestato? Occhio ai controlli, all’Agenzia delle Entrate non sfugge più nulla
Quando si parla di conti correnti cointestati, di solito si pensa che ognuno dei firmatari abbia la sua quota di deposito in egual misura. In realtà non sempre è così. Per fare un esempio pratico, mettiamo che due coniugi abbiano un conto cointestato, ma solamente uno dei due vi versi lo stipendio. Anche se formalmente la cifra presente nel conto è di entrambi, le cose cambiano quando uno dei due ha dei debiti col Fisco.
Infatti, una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che l’Agenzia delle Entrate può verificare chi sia il vero produttore del denaro versato, e quindi il soggetto tenuto all’adempimento degli oneri fiscali viene individuato immediatamente. Questo ne consegue che il soggetto andrà incontro alle sanzioni previste e non potrà “salvare” il 50% di quanto dovuto al Fisco. Il conto cointestato, in questo senso, potrebbe essere utilizzato da una famiglia per abbassare l’ISEE – dichiarando infatti solamente la metà della giacenza media – ma anche dalle aziende, perché versando il denaro su conti cointestati otterrebbero una ripartizione al 50% delle imposte da pagare.
Proprio per questi motivi, la pronuncia della Corte di cassazione ha dato modo all’Agenzia delle Entrate di dimostrare che il denaro presente sul conto può appartenere a una sola persona, scandagliando entrate, bonifici, versamenti e pagamenti. In questo modo anche la responsabilità oggettiva viene immediatamente addossata a quell’unico soggetto. L’unico modo per “salvarsi” è quello di dimostrare, in caso di accertamenti, che l’apertura del conto corrente cointestato non abbia fini di evasione fiscale, e quindi il consiglio è quello di tenere a portata di mano le documentazioni necessarie.