Preso in considerazione anni fa, ma mai portato avanti, gli scienziati hanno recentemente deciso di riprendere lo studio per la creazione di un vaccino contro tutti i coronavirus.
Per anni i coronavirus (termine tecnico Orthocoronavirinae) sono stati ritenuti poco pericolosi per la salute umana. Naturalmente presenti nelle forme di vita animale, erano sempre stati causa di semplici raffreddori.
Un primo dubbio sul loro effettivo potenziale venne agli scienziati durante le epidemie di SARS e di MERS. In entrambi i casi le epidemie ebbero breve durata e un’azione territorialmente circoscritta con un numero di contagi e decessi tenuto sotto controllo.
L’attuale pandemia, imputabile ad un ceppo di coronavirus, il SARS-Cov-2, ha però portato la ricerca a inquadrare diversamente questa famiglia di virus.
Arrivata all’uomo dai pipistrelli attraverso un salto di specie (spillover), rispetto ai suoi parenti alla base di SARS e MERS, presenta una contagiosità superiore.
Si stima che ad oggi al mondo siano stati infettati 107 milioni di persone e che più di 2 milioni abbiano perso la vita. Numeri però approssimativi, se si considera che il Covid-19 può manifestarsi con sintomatologia lieve o inesistente. Lasciando, in alcuni casi, fuori dalle statistiche molti contagi “inconsapevoli”.
Quello che preoccupa adesso gli studiosi è che i coronavirus, patogeni molto simili tra loro, potrebbero avere migliaia di omologhi pronti a fare il salto di specie. Si è quindi reso necessario pensare ad una difesa a più ampio spettro.
La necessità di un vaccino contro tutti i coronavirus
Considerando il grande numero di ceppi esistenti, alcuni ricercatori hanno cominciato a lavorare su un vaccino universale che possa essere efficace per tutti i coronavirus in procinto di effettuare il temuto spillover.
Già in passato dagli esperti del Baylor College of Medicine chiesero al governo americano dei fondi per portare avanti uno studio specifico per i coronavirus, ma gli fu negato proprio per il basso impatto di questi patogeni sulla salute pubblica.
Il dottor Matthew Memoli, virologo dell’istituto nazionale di allergie e malattie infettive, il NIAID, afferma che questo è stato un grave errore da parte del sistema scientifico.
Gli studiosi del VBI vaccine invece non hanno aspettato oltre e sono già al lavoro per la creazione di un vaccino universale che possa mettere al sicuro anche da possibili future evoluzioni o salti compiuti dai coronavirus.
Nonostante ancora i dettagli della ricerca non siano reperibili presso nessuna testata scientifica, gli scienziati stanno gettando le basi per una futuro studio clinico. Quello che per ora sappiamo è che sono riusciti a creare una sorta di guscio vuoto nel quale hanno messo le proteine S dei tre diversi patogeni responsabili di MERS, SARS e COVID-19.
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La sperimentazione sui topi ha fatto osservare come il prototipo di vaccino sia efficace anche contro i coronavirus che non erano contemplati nel farmaco e che provocavano dei semplici raffreddori. Stesso risultato hanno ottenuto anche gli studiosi del California Institute of Technology, che hanno creato un prototipo con otto proteine S o Spike provenienti da più coronavirus.
Diverso invece l’approccio dell’Università di Saint Louis di San Diego, che ha preferito lavorare su un farmaco che spinge le cellule ad attivare il sistema immunitario contro ogni forma di coronavirus.
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Ci vorranno sicuramente degli anni per mettere a punto una soluzione definitiva contro questi patogeni – sostiene Eric Topol, docente di Medicina Molecolare presso lo Scripps Research Institute di San Diego-
ma nel tempo riusciremo ad avere un vaccino universale in grado di difenderci.