E’ stato diagnosticato nel novarese un caso di positività al Covid-19 di un gatto felino maschio di 8 anni. Gli accertamenti hanno confermato la riconducibilità alla variante inglese.
La variante inglese del virus Sars-Cov2 colpisce anche gli animali. Una sentenza suggellata da tutti i crismi dell’ufficialità dopo la scoperta nel novarese del primo caso di positività di un felino maschio di 8 anni. Stando alle ricostruzioni provenienti dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, i sintomi respiratori sono stati rintracciati nel gatto dopo una decina di giorni dall’insorgenza della malattia e dall’isolamento domiciliare dei suoi padroni. Nessun allarme, ad ogni buon conto, come d’altronde spiegato dal dottor Bartolomeo Griglio, responsabile della Prevenzione della Regione Piemonte: “A causa della malattia dei loro proprietari, gli animali domestici si ritrovano a vivere in ambienti in cui è presente una forte circolazione virale, e su questa base si spiega perciò il recente caso di positività del gatto“. L’animale e i loro padroni sono già in via di guarigione.
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La tematica della positività al Covid-19 degli animali torna dunque al centro dell’attenzione e in tal senso risultano assai preziosi gli studi avviati da ormai diversi mesi dalla comunità scientifica, nel tentativo di rispondere ad uno degli interrogativi che imperversano sin dagli esordi dell’emergenza pandemica. Come evidenziato dalle conclusioni degli esperti, i cani e i gatti domestici possono infatti essere contagiati dai loro padroni umani con il virus del Covid-19, ma a differenza di quest’ultimi non sono in grado di trasmetterlo. In quest’ottica si spiega dunque il recente caso di variante inglese registrato in un gatto del novarese. E volgendo lo sguardo al di là dei nostri confini locali, analoghe vicende hanno toccato anche il Texas, negli Stati Uniti.
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Come spiegato a La Stampa da Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte e Valle d’Aosta, “anche per gli animali domestici è opportuno adottare le medesime norme igieniche che valgono per le persone“. Da qui la raccomandazione di mantenere alcuni accorgimenti volti a ridurre l’esposizione dell’animale al contagio, come ad esempio i contatti ravvicinati con il paziente.
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