Effetto volatilità. La criptovaluta, e il suo mondo, è fatto così: un giorno (o un semestre, intero) alle stalle, il semestre dopo (lo sperano gli investitori) alle stelle. Il periodo buio dei bitcoin, crollato dal record storico di metà aprile 2020 (scambiato 64.800 dollari) agli stabili 33.000 circa, attuali, potrebbe essere alle spalle.
Lo rivela un report di Bloomberg Intelligence, secondo cui la rinascita dei Bitcoin si verificherà nel prossimo semestre. Il dossier afferma che, con il petrolio destinato a iniziare una forte tendenza al ribasso, profonde implicazioni macroeconomiche orienteranno gli investimenti in criptovaluta a un ritmo mai visto da quando Bitcoin ha superato i 60.000 dollari.
Secondo il rapporto in questione, l’asset digitale di riferimento rappresenta una tecnologia in rapido progresso contro le relative forze deflazionistiche, come evidenziato dal parametro delle materie prime, che potrebbe aver raggiunto il picco vicino alla metà della sua tendenza al ribasso dal 2008.
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La crescente adozione e il calo dell’offerta di bitcoin rappresentano l’esatto opposto della situazione in cui si trova il petrolio greggio, inghiottito da un mondo di crescente digitalizzazione e decarbonizzazione, basi solide basi affinché il prezzo della criptovaluta continui ad avanzare.
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Lo sconto relativo al prezzo dei bitcoin rispetto al premio del petrolio greggio potrebbe mostrare un trend al rialzo di cui già godeva la criptovaluta più importante e conosciuta fra le valute virtuali.
Con l’attuale cambio che si attesta a circa 470 barili di greggio per un bitcoin, il supporto intorno a 410 si sta rafforzando. Bloomberg Intelligence indica che le condizioni potrebbero essere simili a quelle di fine 2016, quando il rapporto Bitcoin/greggio è sceso al minimo storico di un treinnio, prima di aumentare costantemente per tutto il 2017 e nel primo semestre del 2018. Bloomberg Intellingence ritiene che quel trend potrebbe essere replicato nel 2022. Musica per le orecchie degli investitori.
“Le tendenze preesistenti favoriscono sicuramente i bitcoin rispetto al petrolio greggio nel prossimo semestre del 2021“. Così parlò Mike McGlone, Commodity Strategist presso Bloomberg Intelligence (BI).
“Se il petrolio greggio West Texas Intermediate tornasse dai massimi livelli raggiunti all’inizio di luglio, è più probabile che la preesistente tendenza al ribasso dei rendimenti obbligazionari acceleri, con implicazioni rialziste per le riserve di valore in oro e bitcoin”. Tutto questo perché le probabilità sembrano inclinate verso il petrolio greggio, che riprenderà la sua traiettoria discendente dal picco nel 2008. Quando i prezzi vengono allungati rispetto a tendenze fondamentali più durature, in genere basta un leggero catalizzatore per innescare una certa inversione, che è il modo in cui la BI vede le condizioni attuali nei prezzi elevati del petrolio greggio rispetto a quelli scontati dei bitcoin.
La criptovaluta creata nel 2009 da un anonimo inventore (o gruppo di inventori), noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, si sta attestando attorno ai 33mila dollari, circa il 50% del suo picco a causa di una serie di fattori: i problemi di consumo energetico, le restrizioni di Cina e Stati Uniti. Parallelamente c’è il petrolio greggio WTI, che ha recuperato al di sopra della sua media mobile di 100 settimane, dal picco del 2008. I prossimi mesi saranno decisivi per la credibilità di un studio che invoglia sicuramente gli investitori di criptovalute. Bitcoin, naturalmente, in primis.
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