Il sindaco della Magic City è un grande sostenitore dei bitcoin e pensa che le monete virtuali potranno sostituire i dollari per pagare il fisco.
La travagliata storia fra le criptovalute e l’economia tradizionale continua a riservare sorprese e cambi di rotta. Se i grandi dell’Asia hanno praticamente dichiarato guerra al bitcoin e i suoi fratelli, il mondo occidentale guarda ancora la finanza a zero e uno con crescente interesse. A una Cina che mette fuorilegge ogni attività con le monete virtuali, fanno da contraltare le organizzazioni pubbliche e private statunitensi che ne permettono l’impiego.
L’ultima trovata arriva dalle istituzioni della Florida, dove il sindaco di Miami, Francis Suarez, ha deciso di puntare forte sulle valute crittografate, adottandole per far fronte ai bisogni dell’economia cittadina. La capitale della penisola statunitense, da sempre una delle mete turistiche più di tendenza del paese per le sue spiagge e per il clima tropicale che garantisce sole e caldo tutto l’anno, ha inaugurato lo scorso agosto il mining del MiamiCoin, la criptovaluta municipale tradata su un listino dedicato, chiamato OkCoin, e basata anch’essa sulla crittografia della blockchain. Ora Suarez pensa che in futuro il MiamiCoin potrebbe rivestire un ruolo sempre più importante nella gestione della Magic City.
MiamiCoin, un futuro a fiscalità azzerata?
Francis Suarez, nome e faccia che tradiscono le evidenti origini latine, è un utilizzatore del bitcoin in prima persona. E come tale, pensa che le valute virtuali possano essere integrate nell’economia tradizionale proprio grazie alla sicurezza e alla privacy garantita dalla tecnologia della blockchain. Per questo, ha deciso di fare un passo deciso verso il mining dei MiamiCoin, cioè il conio delle monete cittadine che possono essere utilizzate per donazioni alla città. Da agosto 2021 l’ammontare di queste donazioni ha toccato i 7 milioni di dollari. Ma non finisce qui, perché la sua idea potrebbe assumere risvolti rivoluzionari.
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E già, perché secondo le previsioni del primo cittadino, i MiamiCoins potrebbero fruttare 60 milioni di dollari nel giro di un anno. Un modello di sostegno alla città che in un ipotetico futuro potrebbe finanziare servizi sociali dedicati alle fasce più povere della popolazione e addirittura fare a meno di riscuotere le tasse. Che poi è come dire che Miami riceverebbe le tasse in criptomoneta.
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Il mining del MiamiCoin sfrutta una piattaforma chiamata CityCoins, ossia un protocollo open source e no-profit che permette ai cittadini il trading delle valute virtuali. Chi partecipa al mining si tiene il 70% della moneta, destinando il restante 30% a una municipalità a scelta. In questo caso, naturalmente, Miami. “È incredibile pensare che sia possibile governare la città senza chiedere tasse ai cittadini”, ha detto Suarez, che vuole trasformare Miami in un “cryptocurrency innovation Hub”, nonché un punto di riferimento tecnologico che possa ospitare aziende del settore hi-tech, attratte da un clima ideale e da un regime fiscale statale calmierato.