Dimezzamento dei MUX a disposizione degli operatori nazionali televisivi, tramite Agcom 129/19/Cons. Passaggio a settembre 2021 dall’MPEG-2 al MPEG-4, uno standard basato sul formato Quick Time e utilizzato principalmente per applicazioni come la videotelefonia e la televisione digitale, per la trasmissione di filmati via web e per la memorizzazione su supporti CD-ROM, video. Switch per giugno 2022, non prima di cambiato il tv (o il decoder) se acquistato prima del 2017, con tanto di test attraverso i canali 100 e 200. Era tutto scritto, un percorso segnato per il Digitale Terrestre di seconda generazione, ma qualcosa è andato storto.
Emittenti TV e Governo, con industria e retailer contrari, si sono accorti dell’impossibilità di rispettare la scadenza di settembre, nonostante lo stesso MiSE, solo pochi giorni fa, avevo ribadito sui social (Facebook) che il passaggio a MPEG4 si sarebbe fatto regolarmente il prossimo 1 di settembre. Non sarà così.
Digitale Terrestre, rimodulate le nuove date. Le quattro macro aree
Molti Mux sono stati cancellati, ma non ci sarà nessun passaggio all’MPEG-4 a settembre. E’ proprio il governo ad annunciarlo dopo la riunione al ministero dello Sviluppo. La RAI ha reso noto che i suoi canali principali (RAI 1, RAI 2 e RAI 3) verranno trasmessi in simulcast (sia in MPEG-2 sia in MPEG-4) mentre solo i suoi canali specialisti, come Rai Storia e Rai Sport, passeranno interamente al nuovo standard. Mediaset e La7 non hanno chiarito la loro strategia, ma si va verso una sorta di ibrido, coi canali principali trasmessi ancora in MPEG-2, solo alcune reti specializzate in MPEG-4.
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Per il momento, dunque, libero arbitrio, il governo non pone obblighi, una sola condizione. Che un numero di programmi passino al nuovo standard (MPEG-4) a partire dal 15 ottobre 2021, 45 giorno dopo l’iniziale programmazione, con tanto di robusta campagna pubblicitaria per l’eventuale cambio di tv/decoder con un bonus sconto da 100 euro a disposizione di tutti, a prescindere dal reddito.
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Lo slittamento dall’1 settembre al 15 ottobre ha la conseguenza di una reazione a catena: lo switch definitivo passa da giugno 2022 a gennaio 2023, con un nuovo provvedimento ancora da scoprire.
La nuova roadmap influenzerà anche il calendario relativo agli spostamenti di frequenza dei canali nelle nuove 4 macroaree, rimodulate così:
Area 1 – Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna; Area 2 – Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano; Area 3 – Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna tranne la provincia di Piacenza; Area 4 – Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche.
La Sardegna farà da apripista: in quella regione tutte le emittenti dovranno liberare le frequenze tra novembre e dicembre del 2021, anche per bloccare le interferenze (sulla banda 700) con nazioni confinanti come la Francia. Da gennaio 2022, sarà la volta di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano. Sempre da gennaio del 2022, di Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna (tranne la provincia di Piacenza). Da marzo 2022 toccherà a Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata; Abruzzo, Molise, Marche. Entro giugno 2022, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania.