Questo digitale terrestre di seconda generazione non s’ha da fare. Almeno per ora. In Italia non ci sono ancora le condizioni per il passaggio all’ormai famigerato DVB-T2, l’estensione dello standard DVB-T del consorzio europeo DVB per una modalità di trasmissione televisiva digitale terrestre.
I problemi, purtroppo sono molteplici, vanno in primis rintracciati nei ritardi accumulati, tra questi il complesso (troppo) avvio delle procedure per la concessione del bonus sulla rottamazione, con tutti gli intoppi per i rivenditori che non possono attuare ai cittadini italiani, lo sconto fino a 100 euro (per tutti), diverso dal bonus TV di 50 euro legato a un ISEE fino, e non oltre, a 20.000 euro.
Digitale Terrestre: prima la Sardegna, poi il Nord Italia
Giancarlo Giorgetti (Ministro dello Sviluppo economico) e il sottosegretario Anna Ascani hanno di recenti incontrato le associazioni degli operatori televisivi e dei gestori delle reti di trasmissione, dal confronto sono emersi tutti quei problemi alla base dello slittamento dello switch per il digitale terrestre, al 2022. Per molti, ma non per tutti.
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Vedi la Sardegna. Sull’isola il passaggio al digitale terrestre di seconda generazione, verrà anticipato quasi sicuramente al 15 novembre. Un passaggio importante, prologo della nuova roadmap che ha cascata coinvolgerà tutte le regioni dello Stivale, con tempistiche differenti.
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Il Nord Italia sarà il primo dopo la Sardegna. Calendario alla mano nelle cosiddette aree 2 e 3 (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) si dovrebbe – condizionale d’obbligo visto i recenti e continui rinvii – cominciare dal 3 gennaio al 15 marzo 2022. Poi toccherà all’area 4, che comprende Marche, Abruzzo, Puglia, Molise Sicilia, Calabria, Basilicata: se ne parlerà fra inizio marzo e il 15 maggio 2022. Infine, tutte le rimanenti: Lazio, Toscana, Liguria, Umbria e Campania (area 1B) sono chiamati allo switch off per ultime, esattamente, tra il Primo Maggio e il 30 giugno 2022.
“Preso atto delle criticità evidenziate dalla quasi totalità degli stakeholder nei mesi passati, Occorre un periodo più ampio per l’implementazione a regime del nuovo standard e diverse soluzioni”.
L’amara constatazione dal Ministero dello Sviluppo economico. I ritardi del passaggio dall’MPEG-2 al MPEG-4 si ripercuotono inevitabilmente sul definitivo switch, procrastinato al 2023, se non ci saranno nuovi intoppi. A tal riguardo dal prossimo 15 ottobre Rai e Mediaset faranno transitare alcuni canali tematici dal sistema MPEG-2 al più performante MPEG-4: canali tematici, non quelli generalisti, per il momento intoccabili viste le condizioni in cui versiamo.
Gli “esperimenti” di RAI e Mediaset non hanno l’imposizione da parte del Mise, servono per capire a questo punto siamo, o meglio quanto ritardo abbiamo sulla tabella di marcia. Per l’obbligo di abbandono collettivo bisogna aspettare il provvedimento specifico che, a oggi, non ha una data. Per il momento, dunque, non c’è fretta per cambiare, almeno su queste basi.