Ogni paese ha percorso un cammino unico verso l’adozione di questa riforma cruciale, ma ce n’è uno che garantisce questo diritto fin dal 1800.
Nel panorama globale attuale, il diritto di voto è considerato un pilastro fondamentale delle democrazie moderne. È difficile immaginare che, fino a meno di un secolo fa, una porzione significativa della popolazione mondiale fosse esclusa da questo diritto fondamentale. Oggi, ogni nazione che si definisce “moderna” garantisce alle donne il diritto di voto. Questa evoluzione è frutto di lunghe battaglie legali e sociali che hanno segnato la storia contemporanea.
Nonostante la generale diffusione odierna del suffragio femminile, è sorprendente scoprire quanto tardi alcune delle nazioni più avanzate abbiano effettivamente esteso questo diritto alle loro cittadine. Questa discrepanza temporale solleva interrogativi importanti sulla natura del progresso e dell’equità in ambito elettorale. La lotta per il suffragio femminile è stata un percorso accidentato e variegato, riflettendo profondamente le dinamiche culturali e politiche di ciascun paese.
Un sorprendente viaggio nella storia del suffragio femminile
Il diritto di voto per le donne è stato introdotto in diverse fasi e tempi nei principali paesi del mondo. Per dare un’idea di quanto sorprendentemente recente sia stato garantito questo diritto, basta pensare che negli Stati Uniti le donne hanno cominciato a votare con la ratifica del 19° emendamento, avvenuta nel 1920, appena un secolo fa. In Italia, il suffragio femminile è stato riconosciuto nel 1945, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, così come in Francia, dove il diritto di voto alle donne è stato concesso nel 1944, sempre nel contesto post-bellico.
Nel Regno Unito, il processo è stato più graduale: il Representation of the People Act del 1918 ha concesso il voto alle donne sopra i 30 anni che soddisfacevano determinati requisiti, mentre il diritto di voto universale per tutte le donne sopra i 21 anni è stato introdotto solo nel 1928. In Australia, le donne hanno ottenuto il diritto di voto a livello federale nel 1902, diventando tra le prime al mondo a godere di questo diritto. Ma non la prima in assoluto.
In tutta questa serie diversificata di cambiamenti, c’era solo un grande paese che permetteva alle donne di votare fin dal secolo precedente, precisamente dal lontano 1893: la Nuova Zelanda. La decisione fu influenzata da una combinazione di fattori sociali, politici e culturali che favorirono l’avanzamento dei diritti delle donne in un periodo in cui molti altri paesi ancora si dibattevano con questioni di base riguardanti i diritti civili. Questo atto pionieristico segnò un cambiamento significativo nella storia della Nuova Zelanda e, al tempo stesso, pose le basi per il movimento dell’emancipazione femminile nel resto del mondo.