Dopo la sanzione inflitta in Italia a Samsung, per dati fuorvianti relativi alla memoria disponibile, negli Usa è partita una causa analoga contro Apple.
Dopo la sanzione inflitta in Italia a Samsung, per dati fuorvianti relativi alla memoria disponibile, negli Usa è partita una causa analoga contro Apple.
La class action americana rischia di costare ben di più ad Apple rispetto ai pochi spiccioli inflitti a Samsung dall’AGCom italiana.
Il punto di crisi americano ha le stesse motivazioni di quello italiano.
Sotto accusa, le dichiarazioni ritenute fuorvianti sulla memoria effettivamente a disposizione degli utenti.
Per fare un paragone, su iPhone 6 con 16 GB di memoria interna, la memoria realmente a disposizione degli utenti sarebbe solamente di 13 GB, in quanto i restanti 3 sono già occupati dal sistema operativo iOS 8.
L’indicazione nominale di memoria è da sempre una prassi nel mondo dell’elettronica.
Qualunque dispositivo, infatti, è soggetto ad una differenza tra memoria nominale, quella dichiarata, e memoria effettiva, ovvero quella disponibile la netto del sistema operativo.
Se nel mondo dei Pc e dei Notebook la differenza sarebbe marginale, considerando che ormai si vendono computer con 1,2 Terabyte di hard disk, pari a circa 1200 GB, e i 2-3 utilizzati dal sistema operativo non cambiano di fatto nulla (avere 1200 GB o 1197 GB disponibili non fa differenza), nel mondo degli smartphone la questione cambia.
Esistono modelli che, a fronte di 2-3 GB di memoria installata, effettivamente ne rendono utilizzabile una minima parte, anche sotto i 500 Mb.
Molti device supportano memorie esterne e quindi è possibile utilizzare alternative pratiche, cosa non possibile con i device Apple che non supportano memoria esterne.