Annunciata una nuova funzionalità per bloccare le applicazioni che continuano a tracciare gli utenti anche dopo essere state disinstallate.
DuckDuckGo dichiara guerra alle app Android che ficcano troppo il naso nella privacy degli utenti. I produttori del motore di ricerca e del browser omonimi confermano il loro focus sulla privacy. L’azienda concorrente di Google ha infatti annunciato questa settimana la release di una nuova funzionalità destinata a rendere dura la vita dei tracker su Android.
Più precisamente, DuckDuckGo ha nel mirino tutte le app che scaricano sugli smartphone tracker in grado di monitorare l’attività degli utenti anche dopo essere state disinstallate. Le informazioni relative al comportamento dei consumatori sono troppo preziose in chiave marketing per rimanere al riparo da occhi indiscreti. Ed è noto che gli sviluppatori – i grandi come anche i piccoli – vendono agli inserzionisti pubblicitari tutte quelle che riescono a raccogliere, sotto forma di campagne pubblicitarie ad personam.
Considerato un tale stato di cose, la “App Tracking Protection” per Android che DuckDuckGo ha appena rilasciato nella versione beta del suo browser risulta sicuramente interessante.Chi la volesse provare apra le impostazioni. Quindi, scorra la pagina fino alla sezione Privacy, dove potrà iscriversi alla lista d’attesa per la App Tracking Protection. Ultimata l’operazione, non resterà che attendere la notifica da quello che si autodefinisce “privacy browser”. Una volta ammessi al programma e attivata la funzione, sarà anche possibile vedere una lista di tracker che provano, si spera senza successo, a registrare le attività dell’utente.
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Peraltro, la “App Tracking Protection” per Android ricorda piuttosto da vicino la stessa manovra che Apple ha intrapreso nell’universo dei dispositivi iOS con Apple con la Apple Tracking Transparency (ATT). La policy alla base dell’ATT impone agli sviluppatori di ottenere il permesso degli utenti al monitoraggio delle loro attività online. Senza questa autorizzazione, nessuna app può collezionare informazioni relative al consumer behaviour da rivendere poi agli inserzionisti. Un provvedimento analogo ma più soft è stato annunciato da Google per fine 2021, quando chi ha Android 12 potrà chiedere di non ricevere marketing personalizzato sul proprio telefono.
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Inutile negare che le inserzioni pubblicitarie siano l’entrata principale per tutti gli sviluppatori medio-piccoli e certamente una voce assai importante anche per i big. Per averne la riprova, basti pensare alla maxi campagna di Facebook proprio contro la ATT voluta da Cupertino: Zuckerberg e i suoi non hanno esitato ad accusare Apple di mettere a rischio la diffusione gratuita di contenuti, media e informazioni che vengono condivise in rete. In altre parole, è la posizione di Facebook, se le app non possono guadagnare offrendo spazi pubblicitari, non possono più rimanere gratuite.
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