La serie Netflix Black Mirror ha portato alla luce l’esistenza del chip Nubbin: scopriamo di cosa si tratta in realtà e perché è stato scelto per pubblicizzare la nuova stagione.
La potenza di Black Mirror, serie distopica in mano a Netflix ormai da diversi anni, è quella riuscire a prendere elementi esistenti nella realtà o potenzialmente costruibili per creare uno scenario in cui questi modificano in modo negativo la realtà che ci circonda. In questa settima stagione, la migliore da qualche anno a questa parte, sono stati introdotti diversi elementi, ma il più potente è sicuramente il “Nubbin”.
Nella serie viene spiegato che si tratta di un dispositivo elettronico da impiantare su una tempia per migliorare la memoria e fare affiorare ricordi del passato che la nostra mente tende ad archiviare o cancellare. L’interrogativo che ci viene posto è: quanto sarebbe figo poter avere il pieno controllo dei ricordi e catturare da essi ogni dettaglio? Ma anche: vogliamo davvero ricordare tutto?
Chi si occupa di marketing ha capito subito che il “Nubbin” creato da TCKR Systems è l’elemento perfetto per pubblicizzare la nuova stagione della serie, poiché la possibilità di entrare nella “coscienza virtuale” incuriosisce tutti, così come la possibilità di farlo attraverso un semplice oggetto tecnologico.
Ecco che da giorni il web è pieno di influencer che si filmano mentre vanno in uno stato di trance dopo aver installato il nubbin sulla tempia. I video sono diventati virali, la scena pubblicitaria una moda suscettibile di imitazione e Black Mirror di questo ne sta giovando parecchio, ma quello ci interessa capire è, il nubbin può esistere davvero?
Il Nubbin di Black Mirror esiste davvero?
Quello che utilizzano gli influencer, del tutto simile a quello che si vede nella serie tv, altro non è che un gadget pubblicitario che non ha alcuna funzione tecnologica. Attualmente (e per fortuna) non esiste alcuna tecnologia in grado di farci entrare in contatto con la nostra coscienza, nemmeno virtualmente.
L’idea di far riaffiorare o cancellare i ricordi è qualcosa di già utilizzato per opere di fantascienza distopica e servono principalmente a fare riflettere chi le guarda sull’importanza delle esperienze fatte ma anche dell’azione di protezione del nostro cervello. Se è vero che fare riaffiorare determinati ricordi potrebbe aiutarci a risolvere alcune problematiche personali – la psicologia serve a questo – è anche vero che non è detto che si abbiano gli strumenti per affrontarlo e che ci sono cose che probabilmente è meglio dimenticare.
Fissarsi su un ricordo o un episodio in particolare può dare vita a paranoia e portare un soggetto a non riuscire ad andare avanti. Difficilmente una simile tecnologia potrebbe essere sviluppata, attualmente non si riesce a comprendere a pieno il funzionamento meccanico dei ricordi e della coscienza, inoltre difficilmente potrebbe diventare commerciabile (se non magari a scopi terapeutici e limitati a professionisti).
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Quindi per quanto possa essere affascinante la prospettiva teoricamente, la sua applicabilità pratica sarebbe quantomeno controversa. Per fortuna al momento è un dilemma etico che non dobbiamo porci.