I social, se ben utilizzati, possono essere fonti di lavoro. Remunerativo. Ormai quella degli influencer è uno status che ha attecchito da tempo, con più o meno esempi da seguire per guadagnare, un esempio su tutti: Chiara Ferragni. Ma ci sono altri lavori che vogliono essere riconosciuti.
Fra questi il social media manager, quella figura difficilmente collocabile con una sola funzione, che però ha il compito di gestire il marketing e la pubblicità sui determinatati canali social, da fecebook a twitter, passando per Insta. E chi più ne ha, più ne metta.
Il social media manager pianifica l’anno con post precisi e d’attualità, definisce gli obiettivi, crea e sviluppa contenuti con l’obiettivo dichiarato di generare il traffico in entrata. E ancora: coltiva contatti e supporta le vendita, un po’ gestore di community un po’ moderazione di pagine.
Un nostro codice Ateco per tutelare ruolo e retribuzione
Una professione a tutti gli effetti, insomma. Per questa è nata la prima associazione nata per rivendicare il nuovo lavoro del terzo millennio. E’ l’Ansmm, Associazione nazionale dei social media manager, “la prima forma organizzata di rappresentanza per una figura professionale sempre più diffusa e che, nelle forme individuali, societarie, o del lavoro dipendente, conta oggi in Italia molte decine di migliaia di lavoratori, di cui quasi 10.000 nella sola Pubblica amministrazione“.
Così lo stralcio di una nota ufficiale, dal profumo di ratifica. “L’obiettivo non è creare un albo, ma riconoscere una professione strategica”. Parola di Riccardo Pirrone, numero uno della prima associazione nazionale di Social Media Manager.
“L’obiettivo non è creare un albo, ma riconoscere una professione strategica, per cui vogliamo diventare associazione di categoria – si legge – con un nostro codice Ateco per tutelare ruolo e retribuzione di chi fa questo lavoro, ma anche per intervenire nel dibattito pubblico e far capire che un social manager ha competenze certificate“.
Il primo passo su cui si dirigerà Ansmm è “l’Istituzione di un ente di formazione professionale e la certificazione delle competenze per gli aspiranti professionisti dei social, che dovranno aiutare, così, la promozione di un’etica digitale su Twitter, Facebook, Instagram, Linkedin, TikTok e Metaverso”.
Pirrone rivendica la nuova professione. “Anche in una fase concitata come una crisi di governo, come quella che stiamo vivendo in queste ore – conclude in una nota ufficiale – la figura del social media manager deve essere in grado di moderare e trasmettere i messaggi chiave alla community che dialoga all’interno del social media“.