Il fenomeno della pirateria non vuole cessare di esistere, anzi. Una recente ricerca si è concentrata sugli eBook scaricati dagli utenti italiani
L’Associazione Italiana Editori ha deciso di condurre una ricerca Ipsos in merito alla pirateria legata al settore degli eBook. Stando a quanto emerso, la pandemia non ha fatto altro che alimentare un fenomeno che già era in rapida diffusione.
Nel 2021, si legge, sono stati registrati 322mila atti illegali al giorno. Una crescita del 5% rispetto al periodo pre-pandemico. Le conseguenze sono ovviamente pesantissime per il settore. 771 milioni i mancato fatturato e 5400 posti di lavoro persi sono solo alcuni dei numeri che più preoccupano.
Pare che addirittura il 35% della popolazione italiana sopra i 15 anni stia utilizzando in questo momento libri, eBook e audiolibri scaricati illegalmente. Ma non solo. L’81% degli universitari e il 56% dei professionisti ha almeno una volta ‘piratato’ un contenuto editoriale. E cresce anche la percentuale di chi pensa che non verrà punito: il 68% degli italiani. Un dato preoccupante, che fa capire come le sanzioni applicate siano ben lontane dall’essere efficaci.
“Leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati significa contribuire ad un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all’editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d’autore. Le persone ne devono essere coscienti, e consapevoli che possono essere chiamate a rispondere per gli atti illeciti che compiono: su questo serve l’impegno delle istituzioni” ha spiegato il presidente dell’AIE Ricardo Franco Levi, che continua: “La pirateria colpisce tutte le industrie creative italiane, e laddove si sono avvicinate efficaci campagne di contrasto, come sugli abbonamenti alle tv a pagamento, i risultati iniziano a farsi vedere“.
Ma quali potrebbero essere le possibili soluzioni? Si parla in questo senso della possibilità di fornire nuovi modi per accedere alla cultura e ai contenuti di istruzione, più che per il tempo libero. Questo perché il fenomeno continua ad essere prorompente in maniera particolare nel settore della cultura (soprattutto universitaria).
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