L’Ema ufficializza il legame tra il vaccino Oxford-Astrazeneca e i coaguli del sangue: “Ma i benefici restano di gran lunga superiori agli effetti collaterali”.
L’Ema si arrende e inserisce il pericolo di trombosi tra i rari effetti collaterali del vaccino anti-Covid 19 Oxford-AstraZeneca. Per ora la correlazione tra il farmaco e gli sporadici ma gravi problemi circolatori resta un mistero dal punto di vista scientifico, poiché non sono stati individuati specifici fattori di rischio. Eppure il legame appare chiaro sotto il profilo statistico.
Sia l’Agenzia Europea del Farmaco che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si sono affrettati a ricordare che i benefici del vaccino creato dall’azienda svedese in partnership con l’Università di Oxford, superano ancora di gran lunga i rischi. Secondo i dati dello scorso 22 marzo, solo in Europa AstraZeneca è stato somministrato a circa 25 milioni di persone. Tra queste, ci sono stati 86 casi di trombosi (62 al cervello), di cui 18 fatali. Una percentuale infinitesimale (circa lo 0,0003%), che secondo le autorità sanitarie non giustifica l’esasperato allarmismo contro un farmaco che sta comunque tirando fuori il Regno Unito dall’emergenza Covid.
La maggior parte delle vittime sono donne al di sotto dei 60 anni di età. Pazienti e personale sanitario dovrebbero tenere d’occhio i sintomi nelle due settimane successive alla prima iniezione. Finora, non sono stati rilevati problemi al di fuori di questo lasso temporale, un dato che dovrebbe lasciare tranquilli tutti i soggetti in attesa della seconda dose.
Ad ogni modo, il direttore esecutivo dell’Ema, Emer Cooke, ha annunciato in conferenza stampa che il rischio di trombosi verrà elencato tra i rari effetti collaterali di Oxford-Astrazeneca. Una delle ipotesi ventilate in seno alla comunità scientifica, ha spiegato Cooke, è che il farmaco provochi in persone con un basso numero di piastrine – e pertanto con un più alto rischio di coagulazione sanguigna – una reazione immunitaria simile a quella causata dall’eparina, denominata appunto trombocitopenia indotta da eparina.
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Ma la Cooke insiste nel sottolineare la sperequazione tra il numero dei casi e le titubanze dei vari paesi a somministrare il farmaco: “Siamo di fronte alla chiara dimostrazione che una campagna di vaccinazione su così larga scala può portare alla luce degli eventi tanto rari da passare inosservati durante gli esami di laboratorio”. In altre parole, la possibilità di trombosi è talmente esigua che sarebbe stato impossibile riscontrarla durante i trials clinici.
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Sono diversi i paesi che hanno sospeso AstraZeneca per brevi periodi nelle ultime settimane. Ora la tendenza generale sembrerebbe quella di evitare il farmaco nelle donne giovani e in altri gruppi, sempre in base all’età. In Inghilterra si pensa a vaccini alternativi per tutti gli under 30. Ma fino a quando non saranno individuati dei chiari fattori di rischio, le restrizioni minacciano di rallentare troppo una campagna di vaccinazione di cui abbiamo un disperato bisogno.
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