Primo round nella battaglia Epic Games vs Apple, con Fortnite vincitrice soltanto a metà. Ecco il risultato della causa nella sentenza “fiume” del giudice Rogers.
La battaglia legale tra Epic Games e Apple è giunta all’atteso epilogo, con la prima risultata vincitrice rispetto alla seconda contendente. Lo conferma il pronunciamento del giudice distrettuale Yvonne Gonzales Rogers, che venerdì scorso ha consegnato un’attesissima sentenza di ben 185 pagine atta a mettere un punto (definitivo?) sulla causa. Volendo riassumerne il contenuto, il gigante di Cupertino dovrà consentire l’uso di altri sistemi di pagamento nelle applicazioni, con il risultato che gli sviluppatori avranno modo di bypassare la “spinosa” commissione del 30% trattenuta da Apple su tutti i pagamenti in-app. Quella di Epic Games, ad ogni modo, è soltanto una vittoria parziale e lo conferma la recente decisione dell’editore di non far tornare Fortnite sull’App Store.
La battaglia legale tra le due aziende è iniziata lo scorso anno dopo un clima di “fuoco” che ha visto un precedente per così dire spartiacque: Apple ha rimosso Fortnite (uno dei videogiochi più di spicco nel panorama di Epic Games) dall’App Store per aver violato le pratiche interne disposte dallo stesso gigante di Cupertino. Il motivo tocca trasversalmente il risultato della sentenza: l’editore ha aggirato la commissione del 30%, optando invece per una soluzione alternativa.
Il malcontento tra le due aziende finisce presto in tribunale: Epic Games agisce in giudizio ai danni di Apple, sostenendo che le normative di quest’ultima relative all’App Store debbano essere inquadrate come monopolistiche e in stretta violazione con le leggi antitrust americane. Affermazioni respinte invece al mittente, come si legge nella sentenza emanata venerdì scorso dal giudice Rogers: “dall’incartamento fin qui presentato, non è possibile stabilire che Apple abbia adottato pratiche monopolistiche contrarie alle leggi antitrust”. Emblematica, in quest’ottica, l’affermazione che si legge nella sentenza: “il successo non è illegale“.
L’azienda di Cupertino, invece, violerebbe invece la legge statale, giacché il divieto imposto agli sviluppatori di comunicare ai clienti l’esistenza di soluzioni non soltanto alternative, ma soprattutto economiche rispetto alla piattaforma di acquisti in-app per così dire proprietaria, produce una conseguenza certamente negativa: limita l’accesso dei consumatori alle informazioni e, come affermato in un passaggio della stessa sentenza, “accresce artificialmente il potere di mercato di Apple”.
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La vittoria di Epic Games, come detto in apertura di articolo, è solamente a metà. Il giudice Rogers ha infatti condannato l’editore al pagamento del 30% dei 12 milioni di dollari, la cifra per inciso che Epic Games ha incassato da quando ha deciso di introdurre un sistema di pagamento proprietario per gli acquisti in-app. Il motivo? Epic ha rotto il contratto legale con Apple, ed è per questo che dovrà restituire le somme illegittimamente trattenute. In quest’ultimo senso, il gigante di Cupertino ha prevalso nettamente rispetto all’altra contendente per ciò che concerne tutte le altre questioni sottese alla violazione delle clausole contrattuali.
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Cosa accadrà adesso? Epic sembra orientata a ricorrere in appello, mentre la posizione di Apple non è ancora nota. Il pronunciamento, ad ogni modo, costituisce un importante precedente da spendere verso tutti gli altri store digitali, legittimando l’adozione di sistemi di acquisto in-app alternativi rispetto a quelli per così dire “ufficiali”. Un terremoto insomma significativo, destinato a segnare una svolta negli store di applicazioni.
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