Er Faina, storia di un influencer che si vuole battere per chi non ha voce

Ci sono influencer, come Er Faina, che si fanno portavoce della gente comune e dei loro problemi. Ecco cosa ha raccontato a Cellulari.it.

Er Faina
Damiano Er Faina

Come e quando hai iniziato la tua esperienza come influencer?

“Nel lontano 2015. Era un periodo non florido ed il mio miglior amico mi consigliò di fare un video su Facebook dove ho raccontato il mio momento difficile. Infatti, la mia ex mi aveva lasciato da poco. Riuscì ad ottenere 2.000 Mi Piace e 120.000 visualizzazioni. Poi lo cancellai dopo una settimana, perché era un po’ pesante. Tuttavia, il mio amico pensò di creare una pagina, spronandomi a fare video tutte le volte che ne avessi sentito l’esigenza. Insomma, è iniziato tutto come uno sfogo. Dopo un mesetto circa, il primo video spopolò. Era quello in cui facevo dell’ironia sul pezzo di Jovanotti e da lì partì con dei contenuti settimanali sulla mia città e sulle problematiche di tutti i giorni”.

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In che momento ti sei reso conto che le persone iniziavano a seguirti e a conoscerti?

“Quando ho commentato la seconda edizione di Temptation Island, nel 2015. Da lì iniziai ad avere dei numeri pazzeschi, come 8.000.000 su un solo video, cioè, numeri importanti. E da lì iniziò quest’avventura.

Come e quanto ha influito il parere della tua famiglia e di tua madre su questo percorso da influencer?

“Mia madre, quando ho iniziato, non voleva che lo facessi. Ricordo una sua sfuriata durante i primi video: da vera romana mi disse «Ma che cazzo stai a fa? Sbrigate a annà a lavorà». Invece, oggi è la mia prima fan. Ora ha un profilo Facebook, uno Instagram e persino TikTok”.

Il rapporto con i follower

Er Faina verso i follower
“Ve scovo a tutti!”

Che rapporto hai con la tecnologia? Per i tuoi video fai ancora tutto da solo o hai una squadra?

“No, faccio tutto da solo. Scelgo io le notizie e le commento io. Ora sono impegnato nella progettazione di un sito, in collaborazione con una realtà editoriale presente sul mercato ma, fino ad oggi, mi sono occupato da solo di questo progetto”.

Come scegli le notizie che commenti con i tuoi follower? Cerchi anche di incontrare i loro gusti?

“Sinceramente, alcune volte mi chiedono di parlare di specifici argomenti oppure di conoscere la mia opinione su un tema in particolare, però preferisco scegliere da me il topic più interessante e che coinvolga più persone”.

Cosa ti fa più arrabbiare dei tuoi follower e cosa, invece, ti fa più piacere?

“Non c’è qualcosa che mi fa veramente arrabbiare. È chiaro che sia seguito da chi mi ama e chi mi odia, ma questo non è un problema, salvo quando si trascende nell’insulto gratuito. In quel caso, posso infastidirmi un po’ ma, oramai, ci sono abituato. Cerco di non farci caso, nonostante alcune volte tocchino mia madre o, mio padre che, purtroppo non c’è più. Prima ci restavo male, ora non più. Purtroppo, l’educazione non si apprende in età adulta ed io non posso far nulla per migliorare questo aspetto.

Quello che amo dei miei follower è che mi rendono partecipe della loro vita, mi coinvolgono e mi danno tanti spunti di riflessione. Quando posso, gli rispondo privatamente cercando di essere anche d’aiuto, ove fosse possibile. Mi piace dedicargli il mio tempo”.

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Quindi, l’interazione con i tuoi follower ti serve anche come spunto per elaborare nuovi argomenti?

“Certamente. È fondamentale. La maggior parte degli influencer, oggi, non fa altro che scattarsi foto o mostrare anche il culo, ottenendo follower che non sono veri. È molto più difficile parlare di temi complessi e catturare l’attenzione di persone che scelgono di seguirti per ascoltare ciò che dici e discuterne con te. Quelli sono follower reali”.

Ti rendi conto della responsabilità che con il tuo dire hai nei confronti dei tanti ragazzi che ti seguono? E, se volessi dar loro un consiglio di getto, cosa gli diresti?

“Assolutamente sì. Magari negli anni ho detto tante cazzate e, essendo cresciuto per strada, mi perdoneranno se qualche volta uso dei termini che non vanno usati, parole molto forti. Ma è anche su questo che ho fondato sia la mia attività social, sia quotidiana.

Sul consiglio, mi sento di dire che è meglio che uno faccia sempre ciò che si sente di fare. Poi, se ci sbatti il muso, ti rialzi e cambi direzione. Anch’io, a 33 anni, ho sbattuto il muso, proprio un mese fa, riguardo la vicenda del Cat Calling. Mi sono scusato, anche perché ho sbagliato a fare dell’ironia su un problema grave che tocca tante ragazze, in tutto il mondo. Però, poi, mi sono rialzato e sono andato avanti. È importante sbatterci contro e imparare dai propri errori. Soprattutto, se c’è la possibilità di chiedere consiglio a chi ha più esperienza, come i genitori, è bene ascoltare e imparare da loro”.

 

Il sito ufficiale Er Faina ed i progetti in corso

Logo
Logo sito ufficiale

Hai aperto il tuo sito personale, www.erfaina.it: qual è il motivo di questa scelta e quali saranno le tematiche trattate? Cambierà il tuo rapporto con i social?

“Le tematiche saranno sempre le stesse. Ho scelto di aprire il sito per avere più libertà di parola e di pensiero. Nessuno potrà segnalare qualcosa che dico. Purtroppo, in Italia, esiste il politicamente corretto ma, onestamente, ha rotto un po’ le palle. D’altra parte, molto spesso, alcune segnalazioni ricevute in passato non avevano senso, anche perché non c’era nulla da segnalare. Semplicemente, a qualcuno dava fastidio. Per questo ho scelto di avere uno spazio dove potermi esprimere liberamente. In questo modo, i follower potranno seguirmi senza problemi e senza perdere nessuno dei contenuti che pubblico”.

Il nuovo sito farà inchieste e monitorerà quello che accade nel mondo del sociale?

“Assolutamente sì, ed è un altro dei motivi per cui ho creato un sito. Poi aggiungerò una newsletter dove i follower potranno scrivermi per segnalazioni o anche solo per sfoghi”.

Abbiamo visto che hai intervistato Calenda come candidato del prossimo sindaco di Roma, hai intenzione di intervistare tutti i candidati? Ti candideresti sindaco?

“Sì, sto cercando di intervistarli tutti. Sto aspettando di poter intervistare la Raggi, anche se non mi risponde e non credo sia un bene, non per me, ma per lei. Penso che un confronto con me possa essere importante, soprattutto per i miei follower. Avremo sicuramente Vittorio Sgarbi ed il candidato della destra, anche se non so chi sia. Se riusciremo ad averli tutti, la Raggi potrebbe restare l’unica a non essere intervistata e, credo, porterà i romani a farsi un po’ di domande

Diventare sindaco, ci ho pensato ma, magari non adesso. Forse più in là”.

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Se Damiano e Er Faina dovessero sfidarsi per conquistare la simpatia di qualcuno, chi vedrebbe vincitore? Esistono due entità diverse o sono veramente la stessa cosa?

“C’è una differenza sostanziale. Damiano è una persona tranquilla, una persona che sa parlare, che ha quel romano in sé ma non come Er Faina che, invece, è la massima espressione di Damiano. I due cozzano ma, a volte, legano molto. È un po’ una battaglia che mi tocca molto. La gente mi ha sempre conosciuto come Er Faina e lo amano così com’è. Ma, chi non lo apprezza, spesso mi chiede di essere semplicemente Damiano.

Per quanto riguarda la simpatia, credo che Damiano sia migliore di Er Faina, per il buon gusto e per la civiltà. Anche se in Damiano c’è sempre una parte di Er Faina, che ogni tanto viene fuori. Diciamo che non è facilissimo metterli insieme”.

Cellulari.it ha intrapreso questa attività di intervistare gli influencer che stanno sempre più facendo parlare di sé, e tu non a caso sei stato il primo… ti fa piacere sentirti definire “influencer”?

No, è un’accezione che non mi piace. La parola influencer è brutta, perché significa che si cerca di influenzare l’opinione degli altri. Io posso avere un parere diverso da qualcun altro, quindi è giusto che altri non condividano il mio pensiero”.

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