Un brillamento solare di classe C3, un’eruzione, un vero e proprio tsunami solare. E’ stata questa la prima conseguenza dell’esplosione della macchia solare AR2859. Il Solar Dynamics Observatory della NASA ha infatti osservato un’onda di plasma caldo e magnetismo, in viaggio a 177mila km/h.
La forte tempesta solare, propagatasi dopo l’espulsione di massa coronale, la CME, si sta spostando verso la Terra, con data di impatto stimata il 30 agosto, cioè oggi. Non si tratta di un evento classificato come eccezionale, perché spesso il Sole “erutta” massa, soprattutto dalle cosiddette macchie solari, ma è un qualcosa che preoccupa gli scienziati.
Le gigantesche strutture magnetiche che appaiono sul disco solare, infatti, come regioni oscure, e la frequenza della loro comparsa è seguita da un periodo di circa 11 anni. Appaiono più scure dell’ambiente circostante perché l’intenso campo magnetico che le forma (fino a 2000-3000 Gauss) impedisce il trasferimento di energia dagli strati profondi della stella, raffreddando la struttura. Pertanto, i cicli di 11 anni hanno alti e bassi quando si raggiunge il momento esatto in cui c’è la massima attività solare.
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Non esistono pericoli reali per la Terra, perché il nostro pianeta ci protegge con la sua atmosfera e il suo magnetismo. Ma è pur sempre un’eruzione vulcanica, attesa da un vento solare molto più denso, e quindi più grande, un materiale gassoso emesso dal foro coronale che già il 25 agosto aveva causato alcuni problemi alla magnetosfera terrestre.
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Questo perché viaggia più veloce. Finora l’effetto è stato minimo e non ha causato una tempesta geomagnetica.
Il materiale espulso, però, è costituito da elettroni e protoni che possono generare dei problemi al loro arrivo. I primi a subire le ripercussioni sono i satelliti in orbita attorno al nostro pianeta, ma in seguito si potrebbero avere problemi di connessione dei nostri smartphone, ma anche problemi di connessione al Wi-Fi.
Secondo gli esperti del Regno Unito , è ancora troppo presto per determinare se l’esplosione di martedì raggiungerà la Terra. Nel caso, la rotta CME (la massa coronale del sole, acronimo di Coronal Mass Ejection) verso la Terra dovrebbe generare una tempesta geomagnetica G1, la gravità più bassa di un’indicazione a cinque livelli.
Il Northern Lighthouse Project canadese, dal canto suo, ha affermato che un CME in una tempesta G1 potrebbe causare modeste irregolarità nella rete elettrica, difficoltà satellitari e disorientamento degli animali migratori. L’alba è l’effetto collaterale più diffuso di CME. Ogni tempesta solare inonda l’emisfero settentrionale di una luce brillante.
I ricercatori dell’Università di Sydney e gli specialisti spaziali degli Stati Uniti hanno creato un nuovo modello solare per prevedere il tempo spaziale per prepararsi a queste potenti tempeste solari. Il nuovo studio è intitolato “Rotation Suppresses Giant-Scale Solar Convection“.
Secondo l’autore principale dello studio, il professor Keith Julien dell’Università del Colorado insieme al dottor Nicholas Feathrestone del Southwest Research Institute, hanno affermato che il nuovo modello potrebbe anticipare le veloci rivoluzioni del sole. Successivamente, potrebbero prevedere quando si verificheranno grandi tempeste solari e con quale probabilità avranno un impatto sulla Terra.
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