Le questioni legate alla privacy fanno discutere, soprattutto i grandi capi delle aziende tecnologiche e di social media, che con la privacy ci mangiano a colazione. Il caso particolare riguarda, manco a farlo apposta, Facebook, il social per eccellenza, in lite aperta con Apple.
Il “contendere” ha avuto inizio nel 2018, all’epoca dello scandalo Cambridge Analytics di Facebook, e si è trascinato fino ad oggi, deflagrando in seguito alla tensione fra Cook e Zuckerberg per le nuove funzioni della privacy integrate in iOS 14.
E’ iniziato tutto, dicevamo, nel 2018. Ai tempi di Cambridge Analytics, il CEO di Apple Tim Cook affermava che la sua compagnia non avrebbe mai dato adito a uno scandalo del genere, e quindi non riusciva proprio ad ipotizzare una qualsivoglia reazione ad una situazione simile.
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Mark Zuckerberg non ha reagito molto bene, ed oggi a distanza di 3 anni, ed in occasione dell’uscita delle nuove impostazioni sulla privacy di iOS 14, afferma di voler “fare molto male” a Apple. Che viene vista come una “minaccia” sempre crescente per Facebook, ed è additata come colpevole di utilizzare le sue piattaforme per interferire con la gestione di Facebook sulle sue app.
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Un botta e risposta continuo tra i due colossi della tecnologia. Tim Cook si è fatto sentire, all’indomani di questi commenti, durante la conferenza “Computers, Privacy and Data Protection”. In un discorso tenuto dal CEO di Apple in occasione dell’evento, i commenti sul business di Facebook hanno avuto un tenore tutt’altro che lusinghiero.
Secondo Cook, il modello di business creato da Zuckerberg tende all’estremizzazione dell’engagement, con rischio di arrivare ad eccessi e violenza. In questo, si legge una chiara allusione al coinvolgimento dell’algoritmo di Facebook nella diffusione di teorie complottistiche, in relazione alla rivolta contro la Casa Bianca dello scorso 6 gennaio a Washington.
Mark Zuckerberg ha poi sferrato la bordata finale, paventando una denuncia a carico di Apple di fronte all’Antitrust statunitense, per presunte violazioni della privacy attraverso i servizi ATT e iMessage. In questo senso, Facebook ha preso contatti con aziende del calibro di Epic Games, ma non è pensabile che tutto questo basti a un’azione legale.
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