Meta si trova attualmente con un piede nella fossa, ed uscirne non sarà così semplice come si potrebbe pensare. Quale nuovo problema sarebbe in grado di danneggiare così tanto la piattaforma?
Da quando Mark Zuckerberg ha scelto di cambiare il nome di Facebook in Meta, non possiamo nascondere il fatto che siano arrivati diversi miglioramenti a livello di funzionalità. D’altro canto, se da un lato abbiamo assistito ad un cambio non indifferente da quella prospettiva, dall’altra non è stato possibile negare tutte le varie problematiche che sono venute a galla con il tempo. E neanche poche oltretutto.
Dapprima con gli account degli utenti e in seguito gli algoritmi della piattaforma che, oltre ad essere stati migliorati, si sono presentati piuttosto severi con la divulgazione di alcuni contenuti specifici. Come se non fosse sufficiente c’è da tenere in conto il fatto che Facebook non abbia più la stessa notorietà di prima, nonostante resti un social network abbastanza famoso in generale.
Gli inserzionisti non vanno d’accordo con Meta: ecco come si procederà
Lo sarà un po’ di meno adesso a causa della violazione di una specifica regola imposta dall’UE, situazione che ha scatenato un vero e proprio putiferio e dal quale non sarà facile riprendersi. Meta non è stata così precisa questa volta, motivo per cui stiamo per assistere ad una batosta dalla quale riprendersi si rivelerà essere un’impresa. Che cosa succederà a Facebook adesso?
Meta, secondo la Commissione Europea,
avrebbe violato le norme antitrust di Bruxelles distorcendo la libera concorrenza nei mercati pubblicitari online. Lo riferisce innanzitutto Alberta Antonucci dello studio OnTheWebSide, che ci fa sapere che: “La notizia è arrivata adesso, ma è bene ricordare che il procedimento è stato avviato ben 18 mesi. La Commissione europea si rifà all’art. 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che vieta l’abuso di posizione dominante”.
Il problema principale deriva dall’impossibilità di vendere i prodotti e-commerce, attualmente vincolati dalle condizioni di Meta: “L’Unione europea è in ritardo e sicuramente si poteva pensare prima al problema della posizione dominante. Le istituzioni hanno lasciato di fatto per anni il campo libero agli algoritmi dei social e ora stanno cercando in qualche modo di sopperire con indagini tardive che arrivano quando il danno è già stato fatto”.
E per quanto Meta possa rischiare una sanzione sino al 10% del fatturato mondiale annuo, è probabile che ottenga dei buoni vantaggi: “In questo frangente il meccanismo vizioso riguarda il momento in cui l’azienda compra la pubblicità: l’inserzionista permette automaticamente a Facebook di guardare tutte le sue adv, monitorare i gusti, gli orientamenti dei consumatori. Meta sa quanto tempo il consumatore staziona sui vari annunci e cosa cerca”.