Il Comitato indipendente di Meta ha imposto il divieto di condividere su Facebook e Instagram gli indirizzi privati degli iscritti, e non ha importanza se già di dominio pubblico
Nelle scorse ore è arrivata la decisione di Meta, su impulso del Oversight Board, di vietare la condivisione su Facebook di indirizzi di casa privati, neppure se disponibili al pubblico. Una presa di posizione che trae molto del suo peso dall’organismo indipendente che l’azienda ha voluto creare sin dal 2018 e dalla politica di contrasto di quello che prende il nome di cosiddetto “doxing”, vale a dire quel fenomeno che partendo proprio dalla condivisione su Facebook di informazioni riservate di una certa persona – il nome e cognome, ad esempio, ma anche l’indirizzo email, il numero di telefono e finanche l’indirizzo della propria abitazione – hanno l’obiettivo di condurre campagne di molestie ai danni di quest’ultima.
La decisione è già ufficiale e sarà messa in pratica entro fine anno, giusto il tempo di approntare tutti i passaggi propedeutici alla realizzazione dei propositi e coinvolgerà, oltre a Facebook, tutti i social network che gravitano attorno all’orbita di Meta, tra cui anche Instagram. Come abbiamo detto all’inizio, a intestarsi questo cambiamento è l’Oversight Board, creato da Mark Zuckerberg per parametrare e calibrare in modo indipendente tutto ciò che attiene in ordine al funzionamento dei social network di Meta. Pur non essendoci un formale obbligo di rispettare queste indicazioni, l’azienda statunitense ha dimostrato negli anni di adeguarsi alle indicazioni (ma sarebbe più giusto dire alle raccomandazioni) provenienti dall’Oversight Board, anche perché deve risponderne. E l’ultima decisione dell’organo indipendente tocca trasversalmente il tema del doxing.
In base a quanto emerso nelle scorse ore, l’ennesima stretta coinvolge gli indirizzi pubblici su Facebook. Il Comitato, infatti, ha stabilito che gli indirizzi di abitazioni non potranno essere condivisi sui social network dell’azienda, anche se disponibili al pubblico, magari perché noti alla generalità degli utenti grazie a pubblicazioni o articoli di stampa. Questi indirizzi non afferiscono ad abitazioni aziendali o a quelle rientranti nella sfera di organizzazioni e associazioni, ma di luoghi diventati semplicemente “fatti di cronaca”. Meta ha spiegato che “l’eliminazione di queste informazioni disponibili pubblicamente è un modo ulteriore per rafforzare la privacy sulle nostre piattaforme”.
In questo scenario, il cambiamento maggiormente significativo è assunto dalla frase “neppure se disponibili al pubblico”. Questo perché sia Facebook che Instagram prevedevano già una politica restrittiva in materia di condivisione degli indirizzi domestici, alleggerita tuttavia dalla previsione di una eccezione per quegli indirizzi reperibili pubblicamente al di fuori delle piattaforme, ad esempio perché apparsi su siti Internet o articoli di giornale. Per effetto della raccomandazione dell’Oversight Board, adesso non è più così.
Il carattere pubblico è tale, precisa Meta, quando questi indirizzi vengono pubblicati in cinque o più testate giornalistiche, oppure sono stati resi disponibili nei registri pubblici. L’azienda ha comunque voluto apporre alcune eccezioni, come ad esempio quella della condivisione delle immagini che raffigurano la parte esterna di una casa: in questo caso, Facebook non porrà limiti o divieti se “la proprietà raffigurata è al centro di una notizia”, salvo il caso in cui non sia “condivisa nel contesto dell’organizzazione di proteste contro il residente”. Inoltre, non ci saranno divieti sulla pubblicazione di informazioni legate alle abitazioni di personaggi pubblici intesi come capi di stato e di governo, purché non si tratti di indirizzo privato ma, anche in questo caso, della dimora ufficiale legata alla carica ricoperta.
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