Facebook, ex giornalisti accusano il Social di censurare e manipolare le News

A maggio è arrivata una comunicazione da parte di ex giornalisti assunti dal Social che avrebbero avuto l'ordine di censurare una parte delle notizie e di favorire determinati argomenti facendoli apparire di maggiore interesse rispetto a

A maggio è arrivata una comunicazione da parte di ex giornalisti assunti dal Social Blu, secondo i quali avrebbero avuto l’ordine di censurare una parte delle notizie e soprattutto gli articoli che riguardavano il partito Repubblicano. 

Pare inoltre che Facebook favorirebbe determinati argomenti facendoli apparire di maggiore interesse rispetto alla realtà.

Queste accuse sono molto gravi e portano in superficie un tema delicato e molto discusso che è quello della confusione che viene generata nelle masse con la disinformazione presente sul web e del problema della mancanza di imparzialità dei mass media ufficiali che trasmettono le notizie sia in TV che via web.

Non è la prima volta che questo tipo di notizia trapela sul web; infatti anche nel 2014 Facebook era stata colta in fallo a condurre un esperimento di manipolazione emozionale che aveva coinvolto 700mila utanti a loro insaputa.  In quel caso Facebook aveva confermato la notizia ed aveva inoltre dichiarato che questo tipo di esperimenti erano leciti e che rientravano nelle condizioni e nei termini di servizio sottoscritti dagli stessi utenti al momento dell’iscrizione.

Il presidente della commissione Commercio, Scienze e Trasporti del Senato degli Stati Uniti, il senatore John Thune, ha inviato una lettera a Zuckerberg il giorno dopo la divulgazione di un rapporto di Gizmodo che ha citato fonti anonime secondo cui il social network dava scarsa visibilità alle notizie di interesse per i lettori conservatori, in cui chiedeva spiegazioni a Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, sulla gestione delle notizie all’interno social network.

In un comunicato il senatore ha affermato: “Facebook deve rispondere a queste gravi accuse e assumersi le responsabilità se c’è stato pregiudizio politico nella diffusione di notizie. Qualsiasi tentativo da parte di una piattaforma di social media neutrale di censurare o manipolare la discussione politica è un abuso di fiducia ed in contrasto con i valori di un Internet aperto.”

Da parte sua Facebook ha negato: infatti Tom Stocky, vice presidente della ricerca di Facebook ha  dichiarato di tenere delle linee guida severe nei confronti dei gestori che controllano i temi selezionati da un algoritmo ed ha chiarito che “i revisori sono tenuti ad accettare gli argomenti che riflettono gli eventi del mondo reale e ad ignorare la spazzatura o gli argomenti duplicati, le truffe o le questioni con fonti insufficienti”.  

Su Facebook vengono pubblicati argomenti molto popolari che riguardano determinati eventi che accadono nel mondo ed un algoritmo li seleziona portandoli all’attenzione di un gruppo di lavoro, il cui compito è quello di filtrare gli argomenti, allo scopo di pubblicare sul Social quelli che corrispondono agli eventi del mondo reale e di scartare quella che viene da loro classificata come ‘spazzatura’ oppure gli argomenti duplicati, le truffe e gli argomenti a loro parere poco importanti. E’ importante perciò che i lettori siano a conoscenza del fatto che su Facebook i contenuti popolari che vengono mostrati agli utenti iscritti al social sono già filtrati.

In un comunicato Facebook ha voluto precisare che le sue linee guida per i “trend topic” (o argomenti popolari) prevedono che le persone che lavorano nel gruppo in qualità di recensori “coprano tutti i punti di vista.”

Infine Stocky informa il pubblico che sebbene queste accuse siano anonime, Facebook continuerà ad indagare “se eventuali violazioni [alle nostre linee guida] hanno avuto luogo”.

La gente crede di fare scelte libere e non condizionate, ma molte persone ormai non la vedono più in questo modo; infatti attualmente esiste una certa parte della popolazione che parla dell’esistenza di una forma di manipolazione mentale a cui tutti noi siamo soggetti e che ci impedisce di operare scelte libere ed incondizionate.

Secondo queste persone, che vengono definite “complottiste” dai mass media ufficiali, i potenti manipolatori sociali influenzano le masse da molto tempo, condizionandone i comportamenti nel nome del profitto o di qualche altro scopo che non è dato sapere alle masse.

La ricchezza dei potenti, ossia degli amministratori delegati di grandi multinazionali, o i politici, i dirigenti che operano nel campo dell’alta finanza e delle multinazionali, dipende dalle scelte delle masse; per questo essi cercano in tutti i modi di convincere le persone ad agire in una determinata direzione che porta loro i maggiori benefici e questa è proprio la linea di pensiero che si cela dietro le operazioni degli individui che traggono profitto dalle tendenze di massa.

Secondo i cosiddetti “complottisti” i potenti non agiscono sul singolo, ma compiono azioni che influenzano il comportamento della maggior parte dei componenti del gruppo e, senza sporcarsi le mani, raggiungono i loro scopi agendo a livello psicologico ed applicando alcune forme di manipolazione mentale; la massa è schiava di una  forma di controllo sociale piuttosto subdola che non le consente di essere libera e quella che viene chiamata libertà non è altro che un’illusione.

A gennaio di quest’anno è stata pubblicata una notizia su Le Scienze.it, che riguarda uno studio effettuato dal Social di Zukerberg sulla diffusione di voci incontrollate attraverso Facebook che ha dimostrato come, in assenza di qualsiasi intermediazione, false notizie scientifiche e teorie del complotto tendano a diffondersi in modo virale, grazie alla tendenza degli utenti a prestare selettivamente attenzione solo alle informazioni che confermano i propri pregiudizi.  

Un gruppo di ricercatori diretto da Walter Quattrociocchi dell’IMT Alti Studi di Lucca ha analizzato la diffusione delle notizie nei social media, scoprendo che lo scarso livello di intermediazione nell’accesso alle informazioni facilita lo sviluppo di fenomeni virali in cui trovano ampio spazio numerose voci non confermate. In un articolo pubblicato sui “Proceedings of the Academy of Sciences” il ricercatore Quattrociocchi ha affermato che la nostra epoca rischia di caratterizzarsi come l’era della disinformazione. Secondo il ricercatore “questo contesto di fatto rende molto difficile informare correttamente e fermare una notizia infondata diventa praticamente impossibile.”

 

 

 




 

Gestione cookie