Facebook e un business model che resta più remunerativo rispetto ad altri, come ad esempio lo streaming: ecco quanto “paghiamo” il social.
Volete sapere quanto pagate ogni mese per il vostro profilo Facebook? Tranquilli, tranquilli: vi confermiamo che non sborsate nemmeno un centesimo. Ma di fatto, come ormai sappiamo bene, paghiamo i social e più in generale internet gratuita con i nostri dati personali. Una valanga di informazioni che per le aziende, a cominciare da Facebook e il resto di Big Tech, hanno un valore enorme.
A fare una media mensile del valore per iscritto ci hanno pensato gli esperti di dati e statistiche del sito Chartr.co. Sotto la lente di ingrandimento ci sono i documenti contabili del primo trimestre del 2021 pubblicati da Menlo Park su USA e Canada. Secondo l’analisi, il “cliente medio” frutta a Facebook un incasso di 48 dollari per tutto il periodo. Ovvero, 16 dollari al mese.
Il procedimento è indiretto. Facebook raccoglie i nostri dati consumatore e li rivende alle aziende che possono creare contenuti marketing specifici, mirati cioè alle cosiddette IDFA, identità per inserzionisti pubblicitari (IDentity For Advertisers). Le IDFA possono essere considerate avatar che descrivono con precisione i nostri consumi e che vengono pagate profumatamente dalle società che piazzano le loro inserzioni pubblicitarie.
Paragonato all’abbonamento medio di un servizio streaming, sottolinea l’approfondimento di Chartr.co, Zuckerberg incassa un bel po’ di più proprio grazie al marketing diretto. Per capirsi, gli utenti degli Stati Uniti pagano 8,99 dollari per un abbonamento medio a Netflix o Primevideo, 8 per Disney Plus, circa 4 dollari per Apple TV e così via.
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Ora Facebook potrebbe però cambiare sostanzialmente il proprio business model, dando più spazio al MarketPlace e ai Facebook e agli Instagram Shops. Non tanto per puntare direttamente sull’eCommerce, quanto più per aggirare la nuova privacy di Apple. I dispositivi con iOS vietano alle app il tracciamento dei consumatori che non dichiarino espressamente il proprio permesso.
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Ma se le pubblicità di Facebook rimandassero gli utenti ai propri web stores, il tracciamento dei consumi per utente avverrebbe direttamente nell’ambiente interno, senza che Apple o altri possano dire la loro. Una possibilità di cui ha già parlato lo stesso Zuckerberg e che viene seriamente presa in considerazione come antidoto alla svolta di iOS.
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