Un Paese, nel pieno delle proteste, ha imposto un blocco a Facebook, Telegram, Whatsapp ed altre piattaforme social e di messaggistica per contrastare le proteste politiche.
(Unsplash)
Le proteste sulla gestione dell’emergenza COVID-19 continuano: il popolo cubano ha riempito le strade per far ascoltare la propria voce al governo e nel mondo, nel pieno della crisi economica dovuta alla pandemia. In risposta, il governo di Cuba ha deciso di imporre il blocco delle piattaforme di social media e messaggistica, tra cui Facebook, Instagram, WhatsApp e Telegram.
A segnalarlo è stata NetBlocks, un’organizzazione che monitora la sicurezza informatica e la libertà di Internet: i servizi sono bloccati da lunedì, almeno parzialmente, e le restrizioni risultano ancora attive in questo momento. Anche Reuters riporta l’impossibilità di connessione ai dati mobili nella città di Havana.
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Dati mobili, social media e servizi di messaggistica inaccessibili: le proteste continuano
Confirmed: Social media and messaging platforms restricted in #Cuba from Monday on state-run internet provider ETECSA; real-time network data corroborate reports of internet disruptions amid widening anti-government protests; incident ongoing 📵#CubaSOS
📰https://t.co/7eGwPS1Mqf pic.twitter.com/kY3G1qMAse
— NetBlocks (@netblocks) July 12, 2021
L’accesso ai dati mobili è relativamente nuovo a Cuba: il governo socialista ha iniziato ad introdurre il servizio nell’isola a partire dalla fine del 2018. Il Presidente Miguel Diaz-Canel, che allora aveva dichiarato che l’accesso ad Internet avrebbe aiutato i cubani a “difendere la loro rivoluzione“, è ora accusato dalle proteste del popolo. Le manifestazioni per le libertà sociali e politiche sono aumentate progressivamente dallo scorso anno, e lunedì scorso, al momento della scoperta delle restrizioni, cittadini e polizia hanno inondato le strade.
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I servizi di VPN, che permettono di superare le restrizioni imposte, restano efficaci e molti utenti ne stanno facendo uso, come segnalato da NetBlocks; l’organizzazione è al lavoro per verificare la legalità delle restrizioni.