Il giornalista Geoffrey Fowler ha condotto un esperimento che ha rivelato la vera portata dei dati tracciati da Facebook, anche quando si è offline, e anche da siti e app indipendenti: impossibile nascondersi.
Se pensate di eludere l’ingerenza di Facebook nella vostra vita online non postando, non mettendo i like, o anche entrando raramente nel vostro account, sappiate che non è sufficiente. Lui vi osserva comunque. Vi profila ugualmente, a meno che non decidiate di condurre un’esistenza completamente offline.
Questo è quanto scoperto dal giornalista del Washington Post Geoffrey Fowler, che ha smesso di usare Facebook e gli altri prodotti del social network di Zuckerberg, tra i quali anche Instagram. Durante questo periodo ha continuato ad usare altre app normalmente; alla fine, ha inoltrato all’azienda una richiesta per ottenere i dati raccolti sulle proprie attività in quei giorni.
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Fowler ha scoperto di essere stato monitorato attraverso altre app e siti come Hulu, tutte le volte che ha guardato un film o una serie, oppure siti per i futuri genitori che ha visitato, per un totale di 95 siti web, tutti, teoricamente, indipendenti da Facebook. Secondo i dati Sensor Tower e Ghostery, su 100 app più popolari ben 61 contengono i tracker di Facebook così come il 25% dei siti web.
“Come se Facebook avesse ingaggiato un investigatore privato per fare un dossier sulla mia vita,” scrive il giornalista.
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Lo stesso esperimento lo aveva già fatto l’avvocato Megan Borovicka, con la differenza che lei, una volta iscrittasi su Facebook, non l’aveva neppure mai utilizzato. Tuttavia la quantità e la precisione dei dati sul suo conto era sorprendente – dalla marca dell’intimo che acquistava a dove incassava il suo stipendio. “Facebook è troppo grande per potergli sfuggire,” dice Fowler, e non è nemmeno l’unico colosso Big Tech che adotta simili strategie: Google e Amazon non sono esenti.
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