Le piattaforme di Zuckenberg fanno di nuovo cilecca dopo l’interruzione gigante di lunedì scorso: “Ma ora il problema è risolto”, assicura l’azienda.
Facebook fa cilecca per la seconda volta nella settimana più nera che l’azienda ricordi dal 2004 a oggi. Anche venerdì scorso, 8 ottobre 2021, migliaia di utenti in tutto il mondo hanno infatti denunciato il mancato funzionamento dei servizi che fanno capo al social di Mark Zuckenberg. Un problema che arriva dopo la devastante esperienza di lunedì 4 ottobre, quando un’interruzione di “appena” sei ore di Facebook, Messenger, WhatsApp, Instagram e Oculus ha provocato qualcosa come 60 milioni di mancati guadagni al network dei social network. Con conseguente scossone per il titolo in borsa.
Quanto avvenuto ieri non è insomma paragonabile a sei giorni fa, quando circa tre miliardi e mezzo di utenti si sono ritrovati senza accesso ai propri contatti per un guasto tecnico. Fa comunque notizia che nel corso del venerdì, Downdetector abbia ricevuto 34.000 segnalazioni riguardanti Facebook e Instagram e registrato diversi report su WhatsApp e Messenger. L’episodio sarebbe del tutto indipendente e il profilo Twitter di Facebook ha garantito che anche stavolta tutto è stato rimesso in ordine: “Ci dispiace moltissimo per tutte le persone che non sono riuscite a usare i nostri prodotti nelle ultime due ore, sappiamo quanto affidamento facciate su di noi. Il problema è risolto, grazie per la pazienza mostrata per tutta la settimana“.
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Questo nuovo inconveniente sarebbe dipeso da un “cambio di configurazione” ma come detto non avrebbe nulla a che fare con i fatti di quattro giorni prima. Oltre ai due social e ai due messenger, è stato compromesso anche Workplace, il software di collaborazione professionale sviluppato dagli ingegneri di Menlo Park. Al momento, non abbiamo conferme che il malfunzionamento abbia condizionato anche l’Italia.
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Non un danno di proporzioni globali, dunque, ma pur sempre l’ennesima brutta gatta da pelare, nella settimana in cui i sonni di Zuckenberg sono stati tormentati – per usare un eufemismo – anche dalle pesantissime accuse della whistleblower Frances Haugen. L’ex impiegata ha accusato Facebook di “anteporre i profitti al bene degli utenti” ed è stata chiamata a deporre in audizione di fronte al Senato americano. Secondo la donna, l’algoritmo del social più diffuso al mondo mostra agli iscritti contenuti e post che innescano polemiche, liti e in definitiva hate speech, perché così facendo si realizza più traffico. Esattamente il contrario di quanto preteso dalle istituzioni di tutto il mondo, e statunitensi in primis, pronte a fare la guerra ai social che non svolgeranno responsabilmente il loro ruolo di “moderatori di contenuti”.
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