La moda dei selfie è oramai ben radicata nella nostra società. Ma dietro il motivo per cui ne siamo cosi ossessionati, c’è qualcosa che non avremmo mai pensato.
Chi di noi, in un momento di condivisione con gli amici, dopo l’incontro con un nostro beniamino o in posa davanti ad un’opera d’arte, non ha preso in mano il proprio telefono con la voglia quasi irrefrenabile di effettuare un autoscatto con la fotocamera frontale, più comunemente noto come ‘selfie’. Dietro questo trend, per una ricerca scientifica, vi è un significato molto più profondo rispetto a quello meramente edonistico dell’apparire.
Con il totale dominio social avvenuto negli ultimi 10 anni forse l’aspetto edonistico ha preso un po’ il sopravvento, portando le persone a disumanizzare alcuni avvenimenti pur di apparire, come ad esempio le indecenti immagini di due persone che hanno preteso un selfie con Maria De Filippi durante la camera ardente del marito Maurizio Costanzo.
In uno studio che ha visto 2113 soggetti protagonisti di 6 studi fatti per esplorare l’aspetto psicologico dietro le motivazioni che portano ad effettuare un selfie, i ricercatori hanno potuto constatare come un autoscatto possa rappresentare nel modo più preciso possibile quello che si è provato durante la realizzazione di un singolo momento, di un evento anche breve che però in noi ha provocato la voglia di immortalarlo.
Uno dei primi autori dello studio, Zachary Niese, ha dichiarato in merito a questa ricerca che le persone hanno una capacità innata nel cogliere esattamente la giusta prospettiva che vogliono per poter immortalare un momento con una foto.
La vanità c’entra poco, in quanto queste foto sono un viaggio dentro l’individuo, un documento che rimarrà indelebile e che rappresenta quello che noi abbiamo attribuito ad un attimo vissuto. Uno dei 6 esperimenti svolti dai ricercatori, consisteva nel chiedere ai soggetti quanto contasse in un selfie la componente dell’esperienza fisica e quanto un significato più profondo contasse nella sua realizzazione.
Un altro studio consisteva nel presentare ad ogni singolo campione le foto pubblicate da loro stessi sui propri profili Instagram, e chiedergli cosa provassero nel vederlo, andando a ripercorrere le motivazioni nascoste dietro quelle foto. I risultati raggiunti da questi studi, secondo i ricercatori, ci danno uno schema più preciso su alcune abitudini come quelle di pubblicare con una frequenza molto alta selfie sulle proprie piattaforme social. La motivazione è quindi molto più complessa rispetto ad una semplice dimostrazione di vanità.
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